Terra dei Fuochi, la condanna di Strasburgo: 2 anni per risolvere
Rischio imminente per la vita di circa 3 milioni di italiani: la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per non aver protetto la vita dei residenti nell’area della cosiddetta Terra dei fuochi del Casertano, non avendo agito contro l’interramento illegale di rifiuti tossici. Nella sentenza – che è definitiva – si afferma che l’Italia ha ora due anni di tempo per adottare “una strategia complessiva” per affrontare la situazione, strategia che preveda l’istituzione di un meccanismo di monitoraggio indipendente e la creazione di una piattaforma pubblica di informazione. Ricade così sul governo Meloni la storica emergenza campana.
“La Corte ha stabilito che lo Stato italiano ha mancato di affrontare questa grave situazione con diligenza e la velocità richiesta, nonostante fosse a conoscenza del problema da molti anni” e riconosciuto un rischio per la vita “sufficientemente grave, reale e accertabile”, che può essere qualificato come “imminente”, ricordando che il caso, presentato da “41 cittadini italiani che vivono a Caserta o nella provincia di Napoli e cinque associazioni della Campania”, si riferisce allo “scarico, l’interramento e l’incendio di rifiuti in terre private da gruppi della criminalità organizzata in parti della Campania note come Terra dei Fuochi dove vivono circa 2,9 milioni di persone”. E dove è stato registrato “un aumento dei tassi cancro e di inquinamento sotterraneo”.
“I ricorrenti hanno tutti affermato di aver sofferto direttamente o indirettamente per gli effetti dello scarico illegale e che questo problema era noto alle autorità da un lasso di tempo significativo”, si legge ancora nella nota diffusa dalla Corte che, facendo riferimento alle sette inchieste parlamentari condotte, ricorda che “il problema era noto alle autorità sin dal 1988”. I sette giudici della Corte hanno “all’unanimità” stabilito che “l’Italia debba stendere una strategia complessiva per affrontare la situazione della Terra dei Fuochi, stabilendo un meccanismo indipendente di monitoraggio e una piattaforma pubblica di informazione” dando “un limite temporale di due anni”.
Una sentenza commentata ampiamente da don Maurizio Patriciello, attualmente parroco al Parco Verde di Caivano e da sempre in lotta con le comunità locali della Terra dei Fuochi: “E’ una giornata bella, penso ai negazionisti collusi, agli ignavi, a quelli che hanno fatto tanto male. Noi facciamo la nostra strada, ma poi come faccio a non pensare alle bare bianche, a quanti funerali ho dovuto officiare. Vengo dal mondo della sanità, sapevo dal primo giorno che i bambini morivano di cancro anche per quello che veniva sotterrato nell’area della Terra dei Fuochi, ma servivano le prove, che ora ci sono. Sono contento perché si comprende che nel nostro territorio è avvenuto uno scempio -aggiunge – ma anche perché c’è la prova che ci sono stati criminali nostrani, che c’è stata la camorra ma anche politici collusi, corrotti. Per il futuro si deve cambiare rotta, se avessimo letto stamattina che era tutto un bluff, avrebbero continuato a farci del male, penso ai rifiuti che vedo per strada, mi aspetto che si inizi a comprendere quello che è successo, senza più voltare lo sguardo in nome degli interessi privati”.
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