Rischio credito. “Sono tempi difficili, inutile nasconderlo”. Rosario Caputo, presidente di Federconfidi, “ci vuole una nuova legge delega sui Confidi per le imprese”.
Presidente Caputo, i tassi volano oltre il 4%. Come pesano le scelte della Bce sulle imprese italiane?
Con l’aumento del costo del denaro è quasi inevitabile che anche le imprese abbiano più difficoltà a ricevere soldi in prestito. Ma se le famiglie possono decidere di rinviare una richiesta di credito a quando i tassi di interesse saranno diminuiti, le imprese hanno investimenti da effettuare e un maggior bisogno di liquidità. Purtroppo, lo scenario di incertezza macroeconomica che stiamo attraversando lascerebbe presagire che nei prossimi mesi il “rischio di credito” possa risalire. E, a maggior ragione e spudoratamente di parte, il sistema dei Confidi è necessario per migliorare tale situazione.
Quale è lo stato di salute delle aziende oggi, davanti al rischio di credit crunch, dopo anni pandemia, crisi energetica e lotta feroce all’inflazione delle banche centrali?
Inutile nascondere che sono tempi difficili per le imprese e lo spettro di un nuovo credit crunch sembra materializzarsi in tutta Europa, così come i default sono tornati a salire dopo 10 anni. Da un lato le imprese sono a corto di liquidità, ma dall’altro sta anche diventando più difficile l’accesso al credito per tamponare questa situazione. È infatti ormai noto che le banche stiano rallentando l’erogazione di prestiti a quelle aziende con rating più bassi. Secondo l’ultimo Bank Lending Survey della Bce, i finanziamenti nell’Eurozona, nel primo trimestre, sono infatti calati del 17%. Questo perché gli standard creditizi per i prestiti alle imprese sono stati inaspriti.
Cosa possono fare i Confidi per sostenere le imprese in questo momento?
Negli ultimi tempi abbiamo ricevuto alcuni segnali positivi dalla politica e dalle istituzioni con crescente attenzione al ruolo che i Confidi possono svolgere in questo delicato momento. Il rafforzamento dell’attività dei Confidi nel business dei finanziamenti diretti alle imprese non ci farà perdere i connotati distintivi che da sempre hanno caratterizzato queste realtà. Ossia essere istituzioni di garanzia e anelli fondamentali di una catena di raccordo tra banche e imprese. Ciò comporterà che, nell’ambito dell’attività di finanziamento diretto, i Confidi dovranno operare con una logica attenta e prudenziale nel controllo dei rischi aumentati con una operatività più frazionata e senza snaturare l’attività tradizionale di concessione di garanzie a favore delle imprese. Purtroppo, nonostante gli sforzi messi in atto e i risultati raggiunti, va ricordato che le risorse dei Confidi non sono illimitate e, in futuro, sarebbe auspicabile l’istituzione di un Fondo per l’accesso al credito delle mPMI ma gestito direttamente dal sistema dei Confidi per permettere a quelle aziende con più bassi rating e più difficilmente bancabili, di poter usufruire di un canale finanziario “complementare” a quello bancario, valorizzando il proprio ruolo che può contare sulla prossimità territoriale e la conoscenza diretta delle imprese.
Confidi, banche e Pmi alleate per la “resilienza”?
Su questa strada, credo che sarebbe utile sviluppare anche un modello operativo con il sistema bancario che possa destinare del funding per il finanziamento di quelle imprese che, rispetto ai loro modelli di remunerazione economica, sono poco attraenti ma che per i Confidi rappresentano il lavoro quotidiano. Questo tipo di relazione potrebbe dunque rappresentare un caso concreto di complementarità tra i Confidi e le banche nel rispetto delle proprie autonomie e potrà assicurare una porzione di credito anche a quelle imprese più vulnerabili, ma meritevoli di sostegno secondo quel principio democratico che assicuri a tutti la possibilità di accesso al credito e che dovrà essere sempre di più la nostra priorità operativa.
Lei ha appena iniziato il suo terzo mandato da presidente Confidi. Quali saranno le priorità?
La nostra Federazione, se da un lato sollecita l’aggregazione quale maggiore consolidamento della propria rappresentanza verso gli stakeholders, nello stesso momento e unitamente ad Assoconfidi, sollecita una rapida revisione dell’attuale assetto normativo del settore. Naturalmente, questo cammino dovrà avvalersi della sintonia con Fedart, poiché ritengo che la proposta di una nuova legge delega debba necessariamente essere unica e coesa tra tutti gli attori del nostro sistema.