Cultura & Spettacolo

Ripartono le selezioni Miss Italia e regna la dittatura dell’inclusività

di Redazione -


di LORENZA SEBASTIANI
Del concorso di Miss Italia si è scritto molto, ma mai abbastanza del suo infinito spirito di resilienza. Ostacolato, ostracizzato, emarginato dalla tv, in questi anni ha sempre saputo tenersi a galla.
Domani (sabato 25 marzo) si riparte con le selezioni, per un’edizione che vuole essere quella della rinascita. La prima sarà a San Martino Buon Albergo (VR), poi in Friuli ad aprile.
«Miss Italia è una bella signora di 84 anni con un animo giovane e tanta voglia di imparare. Quindi può andare avanti per sempre» racconta Patrizia Mirigliani, patron del concorso. «Negli ultimi anni ha fatto voli pindarici, è andata in onda via streaming ai tempi della pandemia, ha spostato periodo di messa in onda, organizzato selezioni via social».
Ventiquattro anni in Rai, con un rientro nel 2019 dopo sei anni su La7. «Il concorso è cambiato e noi con lui. È il talent più vecchio della storia. Queste ragazze ci vengono a cercare perché è una garanzia, un punto fermo in un mondo pazzo, oltre che una grande vetrina. Se vieni a Miss Italia e hai talento puoi dimostrarlo. Dal concorso sono uscite attrici, giornaliste, modelle. Offre opportunità di lavoro in un momento critico». È il 2001 quando Sophia Loren, Presidente di Giuria a Miss Italia, ricorda la sua partecipazione nel ‘50, quando vinse il titolo di Miss Eleganza: «Al concorso mi accompagnò mia madre. Mi diceva ‘mettete annanz’, cioè “Mettiti davanti, fatti vedere, se no cosa siamo venute a fare..”. Lì ho capito che dovevo fare qualcosa per lei, per non tornare a Pozzuoli a mani vuote». E infatti per lei lì è cominciato tutto. Nei decenni dopo è stato così anche per altre, da Lucia Bosè a Simona Ventura, da Silvana Pampanini a Miriam Leone. Ma oggi cosa è rimasto di quel mondo? E soprattutto, Miss Italia oggi ha ancora un senso? Era il 2013 quando la Boldrini, allora presidente della Camera, strizzò l’occhio alla decisione della Rai di non trasmettere più il concorso. «Spero che le ragazze italiane per farsi apprezzare possano avere altre possibilità, che non quella di sfilare con un numero». Lo stesso anno la kermesse passa su La7 e torna solo nel 2019 su RaiUno per celebrarne gli ottant’anni con un’unica serata (dai risultati non brillanti). Nel frattempo il linguaggio è cambiato, le donne stesse sono cambiate. Certi cerimoniali sembrano ormai inconcepibili. E allora Miss Italia reagisce, prova a abolire le fasce, i numeri sul petto, le sfilate in costume da bagno. Ma rimane sempre oggetto di diffidenza, come se in un mondo fatto di apparenza, far gareggiare belle ragazze in tv fosse svilente per l’universo femminile. Come se da domani, anche sulle passerelle dell’alta moda dovesse diventare obbligatorio far sfilare donne meno alte, in un’ottica di dittatura dell’inclusività. Ma questa è davvero libertà o pressione qualunquista? Le ragioni di chi non potrebbe (o vorrebbe) partecipare a un concorso di bellezza, uomo o donna che sia, devono poter trasformare i parametri necessari per prenderne parte?
Miss Italia in questi anni ha cercato di non affondare, appellandosi a nuovi orizzonti, anche ideologici. Portando casi sociali, di razzismo, disabilità. Tutto lodevole, se non fosse che ciò serviva a dare una presunta sostanza, a ciò che in realtà ce l’aveva già.
I greci del V secolo a.C. la chiamavano kalokagathia, identificando ciò che è bello con ciò che è anche buono. Da sempre la bellezza veniva descritta come possibile specchio di una spiritualità superiore. Quindi, non dovrebbe esserci alcun bisogno di aprire la porta a battaglie civili, seppur lodevoli, per farsi accettare di più dal pubblico. Le prefinaliste delle ultime edizioni, in fase di selezione, si sono sentite rivolgere domande del tipo ‘cos’è per te la libertà?’. Si è cercato di intellettualizzare la bellezza, perché premiarla è diventato un problema ideologico. Da qui, anche la scelta di nuovi orizzonti di comunicazione, anche se per Mirigliani, tornare in tv dopo anni di “esilio”, sarebbe un sogno. «Miss Italia nasce come evento sulle piazze, è ovvio che la tv può aiutare il concorso a farsi conoscere ancora di più e allietare il mondo degli italiani. Cercheremo in ogni modo di poter fare una finale che rappresenti al meglio i tempi d’oggi e che possa dare all’evento lo smalto che merita. I social e il digital ci accompagneranno sempre. Anche le prossime selezioni si potranno seguire via social e coinvolgeremo anche le venti finaliste dell’ultima edizione». Con tutti i loro poliedrici talenti, ovviamente.

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