Economia

Rigore d’estate, la Bce contro gli aiuti sull’energia alle famiglie

di Giovanni Vasso -

CHRISTINE LAGARDE BCE


Bce e famiglie, rigore d’estate. Non c’entrano i tornei del bar, le rutilanti amichevoli estive e nemmeno le sfide oratoriane. Rigore, d’estate. Lo calcia la Bce: i governi dovrebbero smettere di riconoscere aiuti e misure di sostegno alle famiglie. Altrimenti, dicono i tecnici di Francoforte, l’inflazione che sta faticosamente scendendo potrebbe ritrovare di che salire. Certo, gli indicatori e le analisi statistiche parlano di continui e costanti ridimensionamenti dei livelli dei prezzi. Dovuti, come succede in Italia, dove l’inflazione è scesa al 5,9%, al rientro dei costi dell’energia rispetto ai prezzi folli di un anno fa. Il problema è che, come succede in Italia, la percezione di questa discesa non c’è. Il carrello della spesa italiano, secondo gli ultimi dati Istat per luglio scorso, resta ancora salatissimo: +10,5%. Ciò, chiaramente, al netto degli altri rincari: dai mezzi di trasporto fino alle vacanze.

In questo bailamme, i banchieri centrali europei non riescono a trovare altra soluzione che stringere, ancora di più, il cappio alle famiglie europee. Che, dopo aver sopportato una pandemia e una guerra, dovranno (continuare) a pagare per tutti. “Con il venir meno della crisi energetica i governi dovrebbero revocare tempestivamente e in maniera concertata le misure di sostegno adottate. Ciò è essenziale per evitare di spingere al rialzo le pressioni inflazionistiche di medio termine, che altrimenti richiederebbero una risposta di politica monetaria più risoluta”. Fate i buoni, smettete di sostenere i consumi delle famiglie o dovremo alzare ancora i tassi. Più che una promessa, sembra di leggere il solito copione. Del solito film che già si sa come andrà a finire. Nel bollettino, infatti, la Bce afferma: “Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario, al fine di conseguire un ritorno tempestivo dell’ inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine. Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo”. Se tutto andrà bene, dunque, i tassi non saliranno ancora ma, di certo, non scenderanno rispetto al livello attuale deciso a luglio. Sarebbe già qualcosa, in fondo, considerando che il credit crunch è una realtà e che i mutui sono saliti alle stelle. Un ulteriore aumento potrebbe rappresentare la catastrofe per l’economia dell’area euro che soffre già, troppo, le scelte restrittive che, per il momento, stanno facendo la gioia solo delle banche. Specialmente quelle italiane la cui estate è stata rovinata dalla scelta del governo di imporre una bank-tax sugli extraprofitti dal momento che gli istituti di credito non hanno voluto degnarsi di alzare nemmeno un po’ i tassi sui conti correnti. Dalla Bce arriva la conferma della scelta di mantenere a 0 la remunerazione sulle riserve obbligatorie delle banche: “Questa decisione preserverà l’efficacia della politica monetaria, mantenendo l’attuale grado di controllo sull’intonazione di quest’ultima e assicurando la completa trasmissione delle decisioni sui tassi ai mercati monetari. Allo stesso tempo, la decisione migliorerà l’efficienza della politica monetaria, riducendo l’ammontare complessivo degli interessi da corrispondere sulle riserve, al fine di dare attuazione all’orientamento adottato”. Ma darà il destro agli istituti di credito di cercarsi altrove le remunerazioni desiderate. In primo luogo, trovarle tra correntisti e clienti.


Torna alle notizie in home