Premierato, Marcucci: “No ad Aventini. Esistono gli emendamenti per rimediare”
ANDREA MARCUCCI FONDAZIONE EINAUDI
“No ad Aventini. Esistono gli emendamenti per rimediare”. A dirlo Andrea Marcucci, presidente dei Liberali Democratici Europei ed ex capogruppo del Pd al Senato.
Che idea si è fatto rispetto al premierato?
Da decenni tutti gli schieramenti politici provano a cambiare la Costituzione. Questo per dirle, che gridare all’attentato verso la democrazia, come fanno le Giorgia Meloni di turno, oggi il Pd e i 5 stelle, ieri la stessa leader di Fratelli d’Italia, non ha senso, quando i primi a sentirne l’esigenza furono Aldo Bozzi e Nilde Jotti. Per venire al concreto, la proposta sul premierato è scritta malissimo e approvata troppo in fretta. Ora comincia il suo iter parlamentare. Spero in profonde modifiche. Così come è uscita dal Consiglio dei ministri, è sostanzialmente una riforma sconclusionata.
Calenda sostiene come l’unica alternativa sia il modello tedesco . È d’accordo?
Non discuto il modello, premierato o tedesco. Dico che il disegno di legge del governo, non raggiunge alcun obiettivo, neanche quello di rafforzare il premier. Non metto in discussione l’esigenza di fare riforme, anche incisive, ma il dovere di farle bene. Per questo servirebbe promuovere una vera e propria Costituente, come proposero Sabino Cassese e la Fondazione Einaudi, ed in quel consesso decidere gli interventi prioritari. Per me la questione resta la riforma del bicameralismo perfetto, tema per l’appunto ignorato dalla Presidente.
Il centro è compatto sul tema, considerando che Boschi, in un’intervista al quotidiano “La Stampa” ha evidenziato come se sarà tolta la norma anti-ribaltone, Italia Viva è pronta a dare il suo sostegno all’esecutivo?
Italia Viva dice di essere d’accordo con l’obiettivo del premierato, ma fortemente in disaccordo con molti altri punti. Mi sembra peraltro che siamo lontanissimi dal modello sindaco d’Italia, che oggettivamente in tutti questi anni ha retto.
Sbagliano Pd e 5 Stelle a non tentare un dialogo su un argomento, su cui secondo alcuni bisognerebbe andare oltre gli steccati politici e non nuovi Aventini?
La mia posizione è granitica. Le riforme si vanno sempre a vedere, Aventini sull’argomento, anche no. Quindi per quel che riguarda il testo prodotto dalla ministra Casellati, si discuta nel merito, e si provi ad emendare profondamente.
Non c’è il rischio che Meloni faccia la stessa fine di Renzi se ci sarà un referendum?
Prima bisogna chiedersi se il disegno di legge costituzionale arriverà all’ultimo giro e con quali cambiamenti. Il Parlamento serve a questo, facciamolo lavorare. In caso di fallimento del referendum, la strada è segnata dai precedenti, che a Meloni piaccia o non piaccia.
Ritornando al centro, negli ultimi giorni ha fatto discutere e non poco il caso Gelmini. Un polo alla Macron è ancora possibile?
Sono notoriamente un ostinato. Anche la divisione dei gruppi, può avere paradossalmente i suoi aspetti positivi, e favorire accordi ad obiettivi. Quali? Ad esempio avere eletti italiani di Renew Europe nella prossima legislatura europea. Concordo con l’analisi che fanno gli amici di Più Europa, non fare la lista unitaria, rischia di essere un massacro per tutti.
Se Renzi sosterrà la premier sulle riforme, il progetto del Terzo Polo alternativo a destra e sinistra non rischia di essere messo in soffitta?
A me non sembra. Il leader di IV nella sua ultima intervista, d’altra parte come Maria Elena Boschi, non ha lesinato critiche alla Presidente del Consiglio. Una posizione liberale, oltre i sovranismi e i populismi, è quello che serve al dibattito politico del nostro Paese. Italia Viva, Azione e Più Europa devono portarla avanti.
Montanari a Firenze si propone come candidato del centrosinistra a patto che Conte e Schlein stiano ancora insieme. Può funzionare ancora tale intesa?
Tomaso Montanari, per storia e tradizione, mi sembra tanto per iniziare, un candidato contro il Pd. Dubito fortemente che possa essere candidato in una città importante. Il sindaco di una capitale come Firenze deve avere conoscenza delle istituzioni ed esperienza politica. Naturalmente sono pronto a ricredermi, non sarebbe la prima volta che il Pd rinnega le proprie origini.
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