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Riforma della giustizia, Taormina: “Berlusconi avrebbe voluto questa riforma, ma il disegno di Nordio è insufficiente”

di Edoardo Sirignano -

CARLO TAORMINA AVVOCATO


di EDOARDO SIRIGNANO

“La riforma voluta da Nordio è insufficiente. Il governo è sulla strada giusta, ma è lontano dal realizzare quanto immaginato da Silvio”. A dirlo lo storico avvocato di Berlusconi Carlo Taormina.

Oggi si discuterà in Cdm il disegno Nordio. È un omaggio al Cav?

Guardandoci dall’alto, ci dirà che stiamo facendo quanto voleva. Bisogna, poi, vedere se tutto sarà realizzato. Starò a vedere l’evoluzione delle proposte. Nell’aprile del 2002, fui incaricato di redigere una riforma dell’intero sistema penale e dell’ordinamento giudiziario, compreso il Csm. Preparammo e depositammo un grande progetto.

Perché non è stato mai realizzato?

Ogni giorno c’era un processo, un’informazione di garanzia o altre cose di questo genere. Tutto, purtroppo, finiva col bloccarsi.

Di quel testo, quanto c’è nel disegno prospettato dal Guardasigilli?

Ho capito poco di quanto sarà presentato. Mi pare che si parli dell’abolizione dell’abuso di ufficio. Dal punto di vista dello sdoganamento della Pa, è una riforma importante. Non è, però, mai stata richiesta da Berlusconi. Detto ciò, quando si parla di tale argomento, c’è sempre la preoccupazione di sdoganare troppo. Il rischio, però, bisogna correrlo. Consentirà di eliminare lacci e lacciuoli. Il governo è sulla strada giusta.

Siamo al punto di arrivo?

Assolutamente no! Occorre una norma che punisca in maniera grave, non dico da ergastolo, ma quasi, qualsiasi violazione di legge riguardanti appalti, opere pubbliche e quant’altro.

Ha parlato di Csm, Silvio avrebbe voluto una riforma di cui in Italia ancora non si discute?

Berlusconi è stato quello che, nella commissione D’Alema, aveva ritenuto di dover escludere dal Csm il potere disciplinare, attraverso l’istituzione di un’alta corte composta non da magistrati, che si dovesse interessare delle questioni penali, civili e disciplinari. Vediamo processi nei confronti dei magistrati che hanno commesso reati non iniziare o altri che vanno a finire a tarallucci e vino. Magari paga l’ultimo usciere del tribunale. Tante erano le cose che avremmo voluto portare avanti.

Ce ne può dire qualcuna?

Le idee erano tante, innanzitutto sulla custodia cautelare. Abbiamo sempre combattuto la discrezionalità che i magistrati esercitano, spesso arbitrariamente, nell’applicazione delle misure cautelari, specialmente quelle coercitive. Abbiamo sempre criticato la logica di accorpamento, appiattimento del giudice delle indagini preliminari rispetto al Pm. Mi pare di aver capito che Nordio intenda affidare a un organo collegiale il potere limitativo della libertà personale. Sarebbe un’ottima iniziativa, a condizione che si prevedano i casi specifici in cui la custodia cautelare può essere applicata, cioè situazioni concrete, puntuali, non parole vaghe che si prestano a qualsiasi strumentalizzazione. Se il Guardasigilli facesse questo tipo di intervento, potremmo parlare di svolta.

È stato tante ore nei tribunali con il Cav. C’è qualche aneddoto che ricorda?

Ne ho tanti. Siamo stati una vita insieme. La vicenda che lo ha portato alla condanna è stata la più tormentata perché la più infondata di tutte le ipotesi formulate nei suoi confronti. Di questa, di piacevole, non ricordo nulla. È stato, invece, contento quanto rispetto alla vicenda Ruby, dove si rimproverava leggerezze, l’autorità giudiziaria ne ha riconosciuto l’infondatezza dal punto di vista delle accuse.

Come limitare il potere di chi usa la giustizia in modo strumentale?

Fino a quando abbiamo magistrati che sono pagati dallo Stato faranno innanzitutto i suoi interessi e meno quelli dei cittadini. L’idea di una giustizia amministrata dal popolo, piuttosto che dai togati dello Stato, come nel Regno Unito e negli Usa, è un qualcosa che deve essere più presente nel nostro ordinamento.

Oggi si parla di successione politica. Renzi è stato certamente un’altra vittima dei togati…

Renzi è perseguitato dalla giustizia a targhe alterne. C’è stato un periodo nel quale i favori giudiziari, soprattutto quando era al vertice del potere, lo hanno gratificato. Sono molto presente a Firenze e per molto tempo ho visto Matteo in grande spolvero dal punto di vista delle garanzie da parte del sistema giudiziario. Successivamente, invece, è accaduto e sta accadendo il contrario. Attualmente lo ritengo un perseguitato, pur se non equiparabile a Berlusconi. Quella sorte giudiziaria non l’ha avuta nessuno.

Meloni come si sta comportando su un tema così delicato?

È un po’ complicato da parte di una forza politica in evoluzione, prendere il bandolo della matassa della giustizia. Credo che il governo, con la sua maggioranza e la sua determinazione, seguendo e supportando bene l’operato del Guardasigilli, dovrebbe riprendere in mano la situazione.

Perché?

Quella riforma, che leggo sui giornali e non di più, mi sembra assolutamente insufficiente. Non coglie, nella sua completezza, il tema fondamentale del processo penale e delle sue sistematiche ingiustizie. Il problema centrale della formazione del convincimento del giudice e quindi l’esattezza-giustezza delle sentenze, mi pare ignorato. Lì, invece, bisogna andare a colpire.

Esiste, oggi, un erede di Silvio?

Non c’è. Nessuno ha eredi. Ognuno di noi ha una sua individualità. Stiamo parlando di un uomo che è stato immerso nella genialità, nella conoscenza dei problemi. Sulla sua pelle, d’altronde, ha provato le storture del sistema. Tutta la politica italiana ha perso un punto di equilibrio. Ritengo, pertanto, che ci sarà un rimescolamento di carte. In questo momento vedo saldi solo Meloni e Salvini.

 


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