Politica

PRIMA PAGINA-Riforma della Giustizia entro l’estate, parola di Carlo Nordio

di Giuseppe Ariola -


Avanti senza tentennamenti sulla riforma della Giustizia, un provvedimento “promanato direttamente dal programma elettorale” del centrodestra che, avendo vinto le elezioni ed essendo al governo ha il dovere di portare a casa questo risultato. Parola del Guardasigilli Carlo Nordio che nel corso della relazione sull’amministrazione della giustizia, tenuta ieri prima al Senato e poi alla Camera, ha colto l’occasione per soffermarsi proprio sulla riforma. Richiamando sempre il programma elettorale del centrodestra, il ministro Nordio, a proposito dell’aspetto più dibattuto della riforma, ha ricordato che “la separazione delle carriere fra giudici e pm era ai primi punti, quindi era un obbligo, un dovere verso i nostri elettori” attuarla, perché “la coalizione, che oggi è di maggioranza, si era presentata compatta allo scrutinio elettorale con questo programma”. Nessun indugio quindi, nonostante le rimostranze dell’opposizione e di parte della magistratura, Associazione Nazionale Magistrati in testa che, all’indomani del primo voto della Camera a favore della riforma ha indetto uno sciopero per il 27 febbraio e annunciato una protesta in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, con le toghe che abbandoneranno la sala quando il ministro prenderà la parola. Un’iniziativa che, intervenendo nell’emiciclo di Palazzo Madama, il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanetti ha duramente stigmatizzato bollando come un “harakiri della magistratura” la scelta di “boicottare una cerimonia istituzionale come l’inaugurazione dell’anno giudiziario”.
Il ministro Nordio sembra però voler accelerare al netto della protesta delle toghe, al punto da confidare in un’approvazione definitiva del testo che reca la sua firma entro la prima metà del 2025 perché, spiega “la riforma è garantita dalla condivisione delle forze politiche di maggioranza che con una unità di intenti hanno sottoscritto questo testo e lo sosterranno con la medesima determinazione nel corso di quest’anno, nel quale completeremo l’iter di approvazione nelle Camere in prima e seconda lettura entro l’estate”. Una certa fiducia dettata anche dal sostegno ricevuto in occasione della prima lettura da Azione e +Europa, ma anche dall’astensione ‘aperuriatica’ di Italia Viva. Una posizione chiarita da Matteo Renzi: “Io sono per la separazione delle carriere – ha detto – ma non così, o quantomeno fateci discutere”. Sulla circostanza della blindatura del testo è intervenuto anche il suo collega di partito alla Camera Roberto Giachetti che ha anche evidenziato come la riforma non preveda il superamento dell’ obbligatorietà dell’azione penale.
La riforma non è però stato l’unico tema affrontato dal ministro della Giustizia che si è soffermato anche sull’importante smaltimento degli arretrati dei tribunali nell’ultimo biennio, sulle numerose assunzioni già effettuate e su quelle programmate, e sulla questione del sovraffollamento. Un problema per fronteggiare il quale il Guardasigilli, oltre a un piano per l’edilizia penitenziaria, ha individuato tre direttrici: una detenzione “differenziata” per i tossicodipendenti imputati di reati minori, l’espulsione dei carcerati stranieri per i quali è già stata disposta l’espulsione e interventi per limitare la carcerazione preventiva. Il ministro ha toccato quest’ultimo aspetto legandolo all’esclusione di ogni ipotesi di amnistia “Sembra abbastanza contraddittorio che in Italia si debba parlare di liberare persone che sono state condannate con una pena definitiva, quando il 20 per cento delle persone che sono in carcere sono ancora presunti innocenti. È una delle contraddizioni del nostro sistema penale”, ha evidenziato. Un’altra delle annose questioni che divide la politica, come del resto avviene su tutto quanto gravita attorno al settore della giustizia e della sua amministrazione. Tanto è vero, che mentre era ancora in corso la discussione sulla relazione del ministro Nordio alla Camera è stata sconvocata la seduta del Parlamento in seduta comune per l’elezione dei giudici della Corte Costituzionale prevista per oggi. Neanche a dirlo, manca l’accordo!


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