Ambiente

Rifiuti, si ricicla poco. Una “miniera”, lo smantellamento delle rinnovabili entro il 2035

di Angelo Vitale -


Rifiuti: numeri, cifre e criticità nel Green Book di Utilitalia e curato dalla Fondazione Utilitatis, realizzato quest’anno in collaborazione con Ispra e con la partecipazione di Enea, del Centro di Coordinamento Raee e dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali. La produzione nazionale dei rifiuti urbani si è attestata a 29,1 milioni di tonnellate, in calo dell’1,8%, mentre il fatturato del settore ha raggiunto circa 13 miliardi di euro, equivalente a circa lo 0,7% del Pil. Il deficit impiantistico che si registra al Sud non consente la corretta chiusura del ciclo dei rifiuti e contribuisce al differenziale di spesa per il servizio di igiene urbana. E a causa del maggiore costo sostenuto per il trasporto dei rifiuti verso impianti fuori regione, il Mezzogiorno registra la Tari più alta del Paese: 378 euro per abitante all’anno contro i 284 del Nord.

Si ricicla meno di quanto si differenzia. La percentuale di raccolta differenziata ha raggiunto il 65% (+1,2 punti rispetto al 2021) con una crescita in tutte le macroaree del Paese, ma la percentuale di riciclaggio è stata pari a circa il 49%. Si conferma quindi un’ampia forbice tra la percentuale di raccolta differenziata e i tassi di effettivo riciclaggio, che peraltro tende negli ultimi anni ad allargarsi: ciò a riprova del fatto che la raccolta differenziata, pur rappresentando un valore di primaria importanza, deve garantire qualità ed essere accompagnata dalla disponibilità di un adeguato sistema impiantistico.

Il gap degli impianti. Attualmente, varie aree del Paese presentano importanti gap impiantistici nel trattamento dell’indifferenziato che, nella prospettiva di conseguire gli obiettivi fissati dalle direttive sull’economia circolare è stato stimato di circa 2,5 milioni di tonnellate al 2035.

Il Sud arretrato. Il Sud Italia presenta un deficit impiantistico sia per quanto riguarda il trattamento dell’organico sia per gli impianti di trattamento dell’indifferenziato che non consente la corretta chiusura del ciclo dei rifiuti e contribuisce ad aumentare il loro export, facendo crescere la spesa per il servizio di igiene urbana.

Appalti senza standard. L’analisi dei bandi di gara (2014-2023) conferma le difficoltà nella standardizzazione delle dimensioni e delle tempistiche di affidamento dei servizi di igiene urbana a livello nazionale. Oggi, l’87% delle gare viene bandita per affidare il servizio in un singolo Comune (2.458 bandi). Guardando alla durata degli affidamenti, oltre la metà risultano in scadenza tra il 2023 e 2024, di cui il 75% al Sud.

Una “miniera” dallo smantellamento delle rinnovabili. Gli impianti rinnovabili (fotovoltaici, eolici e i sistemi di accumulo ad essi associati) che nei prossimi anni andranno a decommissioning (circa 400mila tonnellate di rifiuti provenienti solo dal fotovoltaico al 2035), rappresentano una vera e propria miniera urbana.

Raccolta Raee da incentivare. Nel 2023, la raccolta nazionale complessiva dei Raee proveniente dai nuclei domestici è diminutita del 3,1% rispetto al 2022 e a raggiunto 349 mila tonnellate, pari a circa 6 kg per abitante. Ma siamo ancora lontani dagli obiettivi stabiliti dall’Europa (12 kg per abitante). Va potenziata la raccolta, per sviluppare la filiera.




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