Report ancora contro Silvio Berlusconi
Ormai il lunedì è diventato il giorno delle polemiche per quanto mandato in onda da Report la domenica. Le reazioni di protesta ad alcuni servizi della trasmissione sono una consuetudine, una sorta di appuntamento fisso che apre la settimana puntuale come un orologio svizzero. Una circostanza che impone una riflessione seria e approfondita su un format che fa discutere non solo per i contenuti proposti, ma anche per le stesse modalità con le quali si procede alla loro narrazione. Tanto più dal momento che si tratta di una trasmissione della Rai, quindi realizzata dal servizio televisivo pubblico servendosi dei soldi sganciati dai contribuenti attraverso il pagamento del canone. Un esempio su tutti è quello della messa in onda della registrazione del furibondo litigio tra l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie per l’affaire Boccia che ha portato alla presentazione da parte di entrambi i coniugi di due distinti esposti. L’episodio è stato talmente controverso e dibattuto da riempire le pagine dei giornali, scatenando reazioni tanto forti quanto indignate. Addirittura, dalla stessa redazione di Report si è poi deciso di correggere il tiro evitando di pubblicare sul sito internet della trasmissione l’audio incriminato, inizialmente dato in pasto al pubblico ma dopo le polemiche sostituito sul web da una semplice sintesi della discussione tra l’ex titolare del ministero della Cultura e la moglie.
L’altro ieri, invece, il programma è tornato a occuparsi di una delle sue vittime preferite, Silvio Berlusconi, che evidentemente continua a essere un chiodo fisso per Sigfrido Ranucci anche dopo essere passato a miglior vita. In un misto di cervellotiche suggestioni e vecchie accuse, la maggior parte delle quali archiviate da tempo dalla magistratura, il nuovo servizio sull’ex leader di Forza Italia era sostanzialmente teso a legare la vita imprenditoriale e politica di Berlusconi alla mafia. Un vecchio mantra di Report che, diciamocela tutta, sa come fare audience, ma anche come attirare su di sé un certo senso del ridicolo, oltre che le reazioni, scontate e più che giustificate, di chi non è disponibile ad assistere a un simile gioco al massacro. Tanto che la primogenita del Cavaliere, Marina, ha prontamente annunciato l’intenzione di ricorrere “a tutti gli strumenti legali più idonei per reagire a questo ignobile e vergognoso esercizio di pseudo-giornalismo”, bollando senza mezzi termini il servizio come appartenente “alla categoria del peggior pattume mediatico-giudiziario”. Ma lo sfogo di Marina Berlusconi non si limita alle recriminazioni contro quello che definisce un “consapevole esercizio del peggior ‘disservizio pubblico’, che non danneggia soltanto la memoria di Berlusconi, ma tutti coloro che avrebbero diritto a un’informazione basata sui fatti”, bensì sfocia nell’annovero di tutte le più importanti misure introdotte dai governi guidati dal padre contro la malavita organizzata. Ovviamente, parole al vento per certi esponenti del Pd e del Movimento 5 Stelle che si sono premurati di difendere il proprio beniamino Ranucci, a sua volta intervenuto, come di consueto, a difesa di quella che ha dipinto come “un’inchiesta rigorosa, di grande interesse pubblico che è stata seguita da punte di oltre 1,5 milioni di telespettatori basata su documenti e dichiarazioni vagliate dai magistrati”. C’è da chiedersi se queste punte di oltre un milione e mezzo di cittadini che pagano il canone siano stati adeguatamente informati da parte della Tv pubblica e se abbiano potuto godere di un servizio giornalistico impeccabile sotto il profilo deontologico. A quanto pare, non la pensa così il gruppo di Forza Italia al Senato per il quale il contenuto delle dichiarazioni del conduttore siano degne “al massimo di un programma comico in quarta serata. Perché la sua attendibilità è pari a quella di un clown”. A scagliarsi contro Report è stata però l’intera maggioranza e la Lega, nell’evidenziare la faziosità del servizio, si domanda provocatoriamente “se la dirigenza Rai non abbia nulla di dire a riguardo”, tirando così in ballo i vertici di Viale Mazzini.
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