Politica

Referendum Cittadinanza: Così la sinistra vorrebbe legalizzare i clandestini sulla pelle degli italiani

di Rita Cavallaro -


Un referendum propositivo camuffato da abrogativo, con il fine di legalizzare l’immigrazione clandestina ormai fuori controllo: questo è il trucco che la sinistra sta usando per rendere italiani tutti i disperati, criminali compresi, che arrivano con i barconi. Nel caso in questione, la proposta referendaria partita dal deputato nonché segretario di +Europa, Riccardo Magi, al quale si sono aggiunti Possibile, Rifondazione Comunista e il Partito Socialista assieme ad alcune associazioni, pone il seguente quesito: “Volete voi abrogare l’art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza”?”. In parole povere, i nostri “eroi” propongono di ridurre il numero di anni di legale soggiorno nel nostro Paese, necessari per poter chiedere la cittadinanza, da 10 a 5 anni. E lo fanno tramite un “barbatrucco”: utilizzare la legge per le adozioni e trasformarla in una legge per la cittadinanza. Praticamente usano i bambini per sdoganare i clandestini.

L’articolo 9 dell’attuale legge sulla cittadinanza, la numero 91/1992, che si basa sul cosiddetto ius sanguinis, il “diritto di sangue”, stabilisce che acquista la cittadinanza chi nasce da madre o padre cittadini italiani. Sono inoltre previste modalità agevolate di acquisto della cittadinanza per gli stranieri di origine italiana. Discorso a parte, per coloro che dalla legge vengono definiti stranieri. “Lo straniero che sia nato in Italia”, si legge nel testo, “può divenire cittadino italiano a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e dichiari, entro un anno dal compimento della maggiore età, di voler acquistare la cittadinanza italiana”. Il tranello consiste proprio in questo, e cioè utilizzare un referendum abrogativo come propositivo, un cavillo che di certo non passerà inosservato alla Corte Costituzionale, che proprio per questo potrebbe bocciarlo. C’è poi un aspetto controverso, spacciato per un gran successo dagli organizzatori, ovvero quello della raccolta delle 500mila roboanti firme necessarie per la presentazione del dispositivo, ovvero l’utilizzo massiccio delle piattaforme digitali. Il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, ha definito il metodo “una forma di doping costituzionale, nel senso che si falsano le prestazioni democratiche. Ben venga il digitale, ma usato con prudenza. A fronte di 20 quesiti referendari, con la prospettiva di potenziali centinaia di proposte di legge di iniziativa popolare, si annullerebbe il ruolo del Parlamento e quindi quello della democrazia rappresentativa, mettendo il Parlamento in condizione di non funzionare più.

È paradossale, ma queste iniziative e la piattaforma stessa rischiano di tradurre nei fatti la democrazia diretta di Grillo e Casaleggio, dove, attraverso uno strumento di democrazia come la piattaforma Rousseau, sostenevano di voler aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, ha sottolineato. Insomma, di fronte al flusso incontrollato di migranti, irregolari e clandestini, e in netta controtendenza di molti dei paesi Ue, che stanno chiedendo di allungare invece i tempi per ottenere il diritto di cittadinanza, +Europa & Company che fanno? Lo vogliono dimezzare. L’Italia è proprio il paese dei balocchi, ma anche degli allocchi e soprattutto di quei radical chic per i quali è doveroso sostenere, accogliere chiunque e a tutti i costi, purché questi disperati non gravitino intorno ai loro loft o agli attici del centro. Poco conta che quei vagabondi abbiano trasformato in far west le nostre città, dove ogni giorno si verificano stupri, accoltellamenti e rapine, messe a segno dal clandestino di turno. Nel più completo silenzio della sinistra. Anzi, a Ilaria Salis, le 500mila firme hanno provocato così tanta eccitazione da gioire sui social: “Contro il razzismo di stato, mezzo milione di Italiani ha detto sì”. Ma l’Italia, purtroppo non s’è desta.


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