“RearmEurope”: 800 miliardi per la difesa. L’insana corsa Ue verso il baratro della guerra
Un fremito bellicista attraversa l’Unione Europea. Mentre a Washington Donald Trump lavora per la fine del conflitto in Ucraina, a Bruxelles Ursula von der Leyen parla di corsa al riarmo e soldati al fronte. Con una sostituzione di ruoli e prerogative che riflette la mancanza di credibilità ed autorevolezza della quasi totalità delle cancellerie europee, Parigi e Berlino in primis, a decidere in materia di difesa non sono più i singoli Paesi, ma la Commissione Europea. Governanti eletti e burocrati cooptati si stanno scambiando i ruoli. Lo sviluppo economico e sociale degli Stati membri può attendere. C’è voglia di elmetti, fucili e bombe.
“Nei vari incontri delle ultime settimane, l’ultimo dei quali a Londra, la risposta delle capitali europee è stata tanto clamorosa quanto chiara: siamo in un’era di riarmo e l’Europa è pronta ad aumentare massicciamente la spesa per la difesa, sia per rispondere all’urgenza di agire a breve termine e per sostenere l’Ucraina, sia per affrontare l’esigenza a lungo termine di assumerci maggiori responsabilità per la nostra sicurezza europea”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando alla stampa il suo piano “RearmEurope”.
“Proporremo di attivare le clausole nazionali di salvaguardia” del Patto di stabilità a sostegno della difesa, ha incalzato l’Ursula dalle maggioranze a geometria variabile, aggiungendo che “se gli stati membri aumentassero la loro spesa per la difesa dell’1,5% del PIL in media, ciò potrebbe creare uno spazio fiscale di circa 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni”. E poi l’Ue “fornirà 150 miliardi di euro di prestiti agli stati membri per investimenti nella difesa” per un totale di 800 miliardi”.
Uno dei cardini di “Rearm Europe”, è il nuovo strumento di prestiti. “Si tratta fondamentalmente, ha spiegato von der Leyen, di spendere meglio e spendere insieme. E stiamo parlando di domini di capacità paneuropee come, ad esempio, difesa aerea e missilistica, sistemi di artiglieria, missili e munizioni, droni e sistemi antidrone. Ma anche per soddisfare altre esigenze, dalla mobilità informatica a quella militare. Ad esempio, questo aiuterà gli Stati membri a mettere in comune la domanda e ad acquistare insieme. E naturalmente, con questa attrezzatura, gli Stati membri possono aumentare notevolmente il loro supporto all’Ucraina”.
Von der Leyen ha sottolineato tra le altre cose che “questo approccio di approvvigionamento congiunto ridurrà anche i costi. Ridurrà la frammentazione, ma aumenterà l’interoperabilità e, naturalmente, rafforzerà la nostra base industriale di difesa e può essere a vantaggio dell’Ucraina”.
Prestiti, quindi debiti, per proseguire una guerra dall’esito ormai segnato fino all’ultimo ucraino, con salassi per i cittadini-contribuenti europei. Un capolavoro di miopia politica e strategica da oscar per il tafazzismo.
Il Gruppo dei Cinque europeo si è confrontato per fare il punto sulla situazione ucraina. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha parlato in videoconferenza con i colleghi di Francia (Sebastien Lecornu), Italia (Guido Crosetto), Regno Unito (rappresentato dal vicesegretario alla Difesa David Williams) e Polonia (presente il segretario di Stato Pawel Zalewski), come ha riferito in una nota il ministero della Difesa tedesco.
I partecipanti “hanno discusso delle attuali dinamiche di sicurezza, concentrandosi in particolare sul continuo supporto politico e militare all’Ucraina. Tutti hanno concordato sul fatto che l’Ucraina può continuare a contare sul sostegno ampio e costante del gruppo dei Cinque”.
“Basandosi sui temi trattati durante l’incontro di diversi leader europei del 2 marzo 2025 a Londra, si legge ancora, i ministri hanno approfondito prospettive e linee d’azione relative agli argomenti discussi nella capitale britannica”.
L’incontro virtuale è servito anche “come preparazione al prossimo vertice in presenza dei ministri della Difesa del gruppo, previsto per il 12 marzo a Parigi”.
Budapest vuole sottrarsi alla pericolosa deriva in atto. Il primo ministro ungherese Viktor Orban si recherà oggi a Parigi per un incontro con il presidente francese Emmanuel Macron alla luce del vertice europeo sull’Ucraina. “Alcuni vogliono la guerra e altri vogliono la pace. Questa è la sfida che ci troviamo ad affrontare”, ha detto Orban incontrando i giornalisti nella capitale ungherese, contestando fortemente l’atteggiamento dei suoi “alleati europei” e la “divisione transatlantica”.
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