Politica

ReArmEU divide il Pd con Gentiloni che sconfessa Schlein

di Giuseppe Ariola -


Sul piano per il riarmo europeo proposto da Ursula von der Leyen, ReArmEU, il Partito Democratico si trova diviso tra due posizioni opposte. Da un lato, la segretaria Elly Schlein ha espresso un netto dissenso, affermando che “questa non è la strada giusta”. Dall’altro, l’ex premier e commissario europeo Paolo Gentiloni ha invece promosso il piano, definendolo un passo nella “direzione giusta”. Un contrasto evidente, che ha attirato l’ironia di Giuseppe Conte, leader del M5s: “Si mettessero d’accordo. Il M5s è sempre stato contrario a investire soldi nelle armi”. Schlein sostiene che l’Unione Europea debba puntare su una politica di difesa comune, con spese e strategie coordinate, piuttosto che lasciare i singoli Stati liberi di acquistare armi in modo indipendente. Una visione condivisa da gran parte del Pd, ma sulla quale emergono differenze di approccio e tempistiche. Il dibattito potrebbe farsi ancora più acceso nel contesto della famiglia socialista europea, che si riunirà a Bruxelles prima del Consiglio straordinario sull’Ucraina. I Socialisti Ue, infatti, hanno dichiarato che “la sicurezza dell’Europa richiede investimenti immediati, sostanziali e congiunti”, definendo il piano ReArmEU “un punto di partenza, non un traguardo”. Schlein ha ribadito l’intenzione di modificare la proposta lavorando insieme agli altri partiti socialisti europei. Tuttavia, Gentiloni ha nuovamente preso posizione contro le tendenze più critiche all’interno del Pd, già manifestando a Orvieto, qualche mese fa, la necessità di un approccio più riformista per rendere il partito credibile. Questa volta, il commissario europeo ha voluto marcare le distanze anche da M5S e Avs, sottolineando la differenza tra migliorare il piano e definire l’Europa “bellicista o guerrafondaia”. A sostenere la linea di Gentiloni sul ReArmEU è anche l’eurodeputata Pina Picierno, promotrice dell’appello “Per un’Europa libera e forte”, sottoscritto da esponenti come Lorenzo Guerini e i senatori Alessandro Alfieri e Filippo Sensi, quest’ultimo vicino a Gentiloni. Picierno ha ammesso che la proposta di von der Leyen “va migliorata”, ma ha sottolineato la necessità di aumentare il livello di spesa degli Stati membri. Proprio su questo punto si concentrano le critiche alla posizione della segretaria Pd. Il leader di Azione, Carlo Calenda, l’ha attaccata definendola “ipocrita” e accusando il Pd di essersi “grillinizzato”. Nel partito, però, c’è anche chi difende Schlein. Francesco Boccia ha replicato alle critiche interne con una dichiarazione sibillina: “Con Schlein il partito ha una chiara reputazione, che viene davanti a qualsiasi ambizione personale”. Anche Dario Franceschini si è schierato dalla parte della segretaria, sostenendo che il piano di von der Leyen “va profondamente rivisto”. Il dibattito, insomma, è aperto e rischia di mettere in luce una frattura sempre più evidente tra le diverse anime del Pd. Da una parte, chi vorrebbe una maggiore sintonia con le forze socialiste europee e un impegno più deciso nella politica di sicurezza comune. Dall’altra, chi teme che l’attuale proposta possa tradursi in un semplice aumento della spesa militare nazionale, senza una vera strategia condivisa.


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