Rc Auto, quanto ci costi: genesi di una stangata
Rc auto, quanto ci costi. Tanto, forse troppo. Sicuramente molto di più da quando, nel 2021, è ricominciato a salire il costo del premio delle polizze. Uno studio Ivass svela quello che gli automobilisti italiani hanno già imparato, a caro prezzo, sulla propria pelle: da tre anni a questa parte l’Rc auto è aumentata del 12,6%. I prezzi si riferiscono a quelli praticati prima dell’inizio del 2021 rispetto a quelli imposti a luglio del 2024. Una stangata di proporzioni imponenti. Che, stando agli analisti Ivass, arriva dopo anni in cui i premi erano in ribasso. Dal 2014 al 2021, difatti, il prezzo delle polizze era sceso del 25,3% in termini nominali e del 29,7% in valore reale. Insomma, un bel risparmio. Dovuto alla concorrenza tra le compagnie e all’apertura del mercato. Poi, però, qualcosa è andato storto. Ad accorgersene per primi sono stati i residenti nelle Regioni del Centro Italia dove i rincari registrati sono stati nell’ordine del 15,5%. Non è andata granché meglio agli italiani del Nord che hanno dovuto fronteggiare aumenti pari al 14%. Al Sud, invece, i rincari sono stati uguali “solo” all’11%. Un danno sostanziale nella beffa di essere già coloro che, più di tutti, pagavano per la sottoscrizione dei contratti di assicurazione. Gli aumenti hanno stangato tutti. Senza distinzione né d’età né di buona condotta automobilistica. Chi poteva e può fregiarsi dell’ambitissima prima classe s’è visto alzare il premio del 13 per cento, per tutti gli altri il costo è salito ancora di più: in media del 17,8%. I giovani, non solo neopatentati, sono al solito i più stangati di tutti: per gli under 25 il premio è salito di quasi un quarto del valore (+23,4%). Ma non è andata granché meglio ai più esperti: gli over 60 pagano, infatti, il 12% in più.
L’Ivass, però, ci tiene a spiegare che non si tratta di un “caso” solo italiano. E che, anzi, il problema è condiviso in tutta Europa. Dove, addirittura, il premio medio dell’Rc auto è balzato di quasi un quinto (+19,6%) in appena tre anni. Le ragioni dei rincari sarebbero da rintracciare, tra le altre cose, nell’aumento dei costi di riparazione delle auto. Tra shortage post-Covid e caro energia i prezzi per manodopera e, soprattutto, pezzi di ricambio sarebbero saliti alle stelle. Ma, poiché non c’è due senza tre, adesso c’è anche lo spettro dei dazi a gravare su una situazione già insostenibile. E, difatti, nei giorni scorsi Federcarrozzieri ha riferito che solo per l’applicazione delle tariffe il prezzo medio di un’auto nuova potrebbe salire almeno di tremila euro. E se questo può accadere per le vetture finite, c’è solo da immaginare cosa può succedere ai pezzi di ricambio.
I consumatori, dopo aver letto il report Ivass, sono sul piede di guerra. Il Codacons parla di stangata e snocciola i numeri: “Rispetto al prezzo di polizza 2021, pari a 364 euro, a novembre 2024 secondo l’ultimo dato disponibile Ivass il costo è salito a 416 euro con un incremento di ben 52 euro a polizza che, rapportato al numero di vetture assicurate in circolazione, equivale a un aggravio di spesa da 1,7 miliardi”. Assoutenti non ritiene che gli aumenti siano giustificati: “L’incremento dei prezzi è del tutto irragionevole e non risponde a un aumento dell’incidentalità né al sensibile aggravio dei costi in capo alle compagnie”. E ancora: “Nei primi sei mesi del 2024 gli incidenti stradali in Italia sono diminuiti del -4,3% rispetto allo stesso periodo del 2019, i morti del 6,8% e i feriti addirittura del 8%”. Il presidente Gabriele Melluso dopo aver ricordato che i dati sugli incidenti stradali sono risultati in netto calo in tutto il periodo tra il 2021 e il 2023, ha riferito che “se da un lato sono aumentati i costi dei pezzi di ricambio delle auto e degli interventi di riparazione come effetto delle spinte inflattive e delle crisi geopolitiche degli ultimi anni, la forte contrazione della incidentalità registrata in Italia avrebbe dovuto portare ad un abbattimento dei prezzi delle polizze Rc auto che, al contrario, salgono in modo sensibile: non a caso gli utili delle compagnie di assicurazioni che hanno raggiunto quota 8 miliardi di euro, con una crescita nel 2023 del +249% rispetto all’anno precedente”.
L’Unc con il presidente Massimiliano Dona rintraccia i problemi nell’adeguamento dei premi all’indice di inflazione generale: “Un balzo astronomico ingiustificato. L’ Ivass conferma le nostre denunce. L’inversione di rotta si è registrata nel 2023, quando le compagnie hanno voluto adeguare i premi all’inflazione generale invece che all’incremento reali dei costi di riparazione e dei pezzi di ricambio, con l’obiettivo di mantenere inalterato in termini reali il loro profitto, determinando rincari inaccettabili: +6,1% nel 2023 e +5% nel 2024. Aumenti immotivati, non spiegabili né dal costo dei sinistri né dall’incidentalità. Ora, visto che l’inflazione è sotto il 2%, speriamo che nel 2025 i prezzi riprendano il loro cammino virtuoso, scendendo in modo significativo”.
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