Economia

Trema pure Parigi: Moody’s taglia il rating alla Francia

di Giovanni Vasso -


Parafrasando Woody Allen, l’Europa è (quasi) morta, la Germania pure e nemmeno la Francia si sente tanto bene: arriva la stangata delle agenzie di rating sul capoccione di monsieur le président, Emmanuel Macron, a cui non è bastato nominare il centrista François Bayrou premier di un governo che pare non meno impossibile di quello, durato appena due mesi, dell’ex commissario europeo Michel Barnier. Moody’s ha deciso di tagliare il rating della Francia portando a livello Aa3 dal precedente Aa2, l’outlook (almeno quello) diventa stabile. Ciò è accaduto perché, secondo gli analisti dell’agenzia di rating, “le finanze pubbliche del Paese si indeboliranno sostanzialmente nei prossimi anni”. Ciò perché “è più probabile che la frammentazione politica impedisca un significativo risanamento dei conti pubblici, discostandosi dallo scenario di base su cui si basa la nostra azione di rating dell’ottobre 2024”. Una frammentazione politica che ha portato il parlamento francese a una balcanizzazione che non si vedeva da tempo, diviso tra l’estrema sinistra di Mélénchon e la destra di Marine Le Pen. Due poli irriducibili, anche per Macron che, a causa della sua volontà di imporre una prova di forza elettorale (clamorosamente fallita) e di convocare le urne prima del tempo, porta sulle spalle la responsabilità politica di ciò che sta accadendo nell’ormai ingovernabile Francia. Il rischio che incombe, a causa dell’impossibilità di dare al Paese un esecutivo stabile, è quello di una sorta di shutdown per il Paese: “Ci aspettiamo che il nuovo governo faccia approvare una legge speciale che garantisca la continuità dell’amministrazione pubblica nel 2025. Tuttavia, guardando al futuro, le probabilità che il prossimo governo riduca in modo duraturo l’entità dei disavanzi oltre l’anno prossimo sono molto basse”, scrivono da Moody’s. Dubbi, tanti, sono stati espressi anche da Standard & Poor’s che, però, ha mantenuto l’attuale rating della Francia: “Nonostante l’incertezza politica in corso, ci aspettiamo che la Francia si conformi – con un certo ritardo – al quadro fiscale dell’Ue e che consolidi gradualmente le finanze pubbliche nel medio termine. Il parlamento non è riuscito finora ad approvare la legge di Bilancio 2025, aumentando la probabilità che il governo debba approvare il bilancio attraverso l’articolo 49:3 della costituzione, evitando il voto parlamentare”. Più che la politica, a salvare la Francia saranno i francesi: “Rimane un’economia equilibrata, aperta, ricca e diversificata, con un profondo bacino interno di risparmio privato”.


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