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Rai, dopo il canone anche la pubblicità: Cairo “Doppio vantaggio che ci penalizza”

di Lorenza Sebastiani -


Meno canone e più pubblicità in tv, è l’eterna battaglia per cui la destra si batte da anni: la Lega ha recentemente presentato una proposta di legge che mira a tagliare il canone Rai, aumentando contemporaneamente il tetto pubblicitario oltre i limiti attualmente consentiti. Questa iniziativa ha suscitato non poche polemiche. La proposta della Lega prevede una riduzione del canone Rai, una tassa annuale che i cittadini italiani pagano per finanziare la televisione pubblica. In parallelo, propone di alzare il limite della raccolta pubblicitaria per la stessa Rai, consentendo di ottenere maggiori entrate attraverso gli spot commerciali.

Questa mossa, secondo i sostenitori, permetterebbe al servizio pubblico di mantenere i suoi standard senza gravare troppo sui contribuenti. “Aumentare di un punto percentuale la pubblicità della tv di Stato – argomenta il deputato Stefano Candiani – garantirebbe una raccolta di quasi 600 milioni che darebbero all’azienda la possibilità di una maggiore autonomia sul mercato”. Ovviamente i malumori non mancano. La proposta ha generato malcontento all’interno di Forza Italia, storicamente legata a Mediaset. I membri del partito temerebbero che un aumento del tetto pubblicitario per la Rai possa creare una concorrenza sleale nei confronti di Mediaset, azienda di proprietà della famiglia Berlusconi, e altre emittenti private. La preoccupazione è che Mediaset potrebbe vedere ridotte le sue quote di mercato pubblicitario, compromettendo gli introiti.

Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato di LA7, è intervenuto nella discussione durante la presentazione dei palinsesti. Ha espresso una critica poco velata sulla questione canone Rai definendola “molto confusa”. Ha sostenuto che anche LA7 “meriterebbe un canone”, evidenziando come il mercato televisivo italiano sia un caso unico nel suo genere, con la Rai che beneficia di un doppio flusso di entrate: canone e pubblicità. Questo sistema, secondo Cairo, creerebbe un vantaggio competitivo significativo per il servizio pubblico, penalizzando le reti private che devono affidarsi esclusivamente alla pubblicità per sostenersi finanziariamente. Ha aggiunto che la proposta della Lega, se approvata, potrebbe ulteriormente squilibrare il mercato. Secondo Cairo, questo meccanismo distorce il mercato, dando un vantaggio ingiusto alla Rai. Ha sottolineato come questo sistema di finanziamento, unito alla raccolta pubblicitaria, crei una posizione dominante che limita la competitività con realtà più piccole come LA7. “La Rai gode di un doppio finanziamento.

Questo squilibrio penalizza i network privati, costretti a fare affidamento esclusivamente sulla pubblicità”. L’unica soluzione rimane la battaglia sui contenuti. Cairo gioca su strategie, nuovi talenti come l’acquisto di Flavio Insinna per un preserale che farà da traino al tg di Mentana (confermato fino a fine 2026). Poi ha mantenuto ben saldi in scuderia cavalli di razza come Lilli Gruber, Corrado Formigli, aggiungendo un nuovo appuntamento settimanale con lo storico Alessandro Barbero. Cairo ha inoltre evidenziato come la Meloni stia cercando di bilanciare le esigenze dei vari partiti della coalizione e come la sua leadership sia stata fondamentale per mantenere la stabilità politica in un momento di grande incertezza. Un colpo al cerchio e uno alla botte. “Sono editore di LA7 da undici anni dove ho lasciato massima libertà ai miei giornalisti e ai miei conduttori, ho avuto lamentele da parte di tutti i governi, tutti quelli che hanno governato dal 2013 si sono lamentati privatamente e pubblicamente. Se si lamentano tutti, vuol dire che la nostra è una tv libera di fare domande e criticare”. Sebbene la programmazione di LA7 abbia invece un colore poco equivoco e molto evidente, sulla questione canone e pubblicità, Cairo ha una visione illuminata e oggettiva. La proposta della Lega ha riacceso il dibattito su come finanziare equamente le reti televisive pubbliche e private, bilanciando la necessità di mantenere una televisione pubblica forte, senza danneggiare la concorrenza. Il futuro di questa proposta resta incerto, ma le reazioni e le opinioni espresse finora suggeriscono che il dibattito sarà complesso. E vale la pena sottolineare i limiti di un costo, quello del canone, che ogni anno scatena polemiche da parte delle associazioni di consumatori e di autorità per le garanzie nelle comunicazioni.


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