Torino

Quel che resta della Grande Fiat tra timori e speranze

di Redazione -


Ci si interroga, soprattutto a Torino, su quali saranno le sorti di ciò che resta della galassia Fiat, a fronte dell’addio improvviso di Tavares e delle rassicurazioni provenienti da Stellantis (che sembra aver trovato una tregua nei burrascosi rapporti con il governo) a proposito del futuro di Mirafiori.

Intanto nella lettera inviata all’inizio dell’anno ai dipendenti del Gruppo, il presidente di Stellantis John Elkann scrive: “Con l’inizio del 2025, dobbiamo essere orgogliosi di quanto fatto fino ad oggi: di fronte alle grandi sfide del nostro settore, nei quattro anni trascorsi dalla creazione di Stellantis abbiamo raggiunto molti traguardi importanti ”.

E prosegue: “Quest’anno dovremo ispirarci alla storica capacità dei nostri meravigliosi brand di adattarsi e plasmare il nostro mondo. Insieme, facciamo in modo che il 2025 sia un anno fantastico”

“In Europa, abbiamo un’offerta leader del settore composta da 40 veicoli elettrici a batteria, tra cui Alfa Romeo Junior, Citroen e-C3, Fiat 500e, Jeep Avenger, Opel Grandland, Peugeot E-208 e una gamma di furgoni Pro One completamente rinnovata. In Brasile, dove Fiat è ancora una volta il brand leader di mercato, abbiamo introdotto l’innovativa tecnologia bio-ibrida grazie ai modelli Fastback e Pulse. In Medio Oriente & Africa siamo leader nella trasformazione della micro-elettromobilità con le nostre Citroen AMI, Fiat Topolino e Opel Rocks-e. In collaborazione con Leapmotor, una delle più innovative aziende cinesi di mobilità elettrica, stiamo offrendo veicoli elettrici a prezzi accessibili in Europa grazie all’esperienza della nostra rete di distribuzione”.

Il presidente di Stellantis ha poi scritto nella sua rassicurante missiva che, “oltre a sviluppare i nostri prodotti e le nostre tecnologie continuiamo a sostenere le comunità in cui operiamo grazie ad attività come Motor Citizens, grazie alla quale l’anno scorso più di 4.500 dipendenti hanno svolto attività di volontariato”. Insomma, parole di ottimismo che non sembrano corrispondere alla situazione descritta, per esempio, dai sindacati o dalle aziende dell’indotto.

Elkann nelle scorse ore ha commentato il suo ingresso  nel CDA di Meta:  “sono onorato di poter contribuire al futuro di una delle aziende più importanti del 21 esimo secolo”. Ancora John Elkann: “Non vedo l’ora di portare la mia esperienza globale e la mia prospettiva di lungo termine nel board, mentre Meta continua a plasmare a spingere in avanti le prossime frontiere dell’innovazione e della tecnologia”. Grandi successi personali, d’accordo: ma le prospettive di Stellantis sono altrettanto rosee?

In un interessante articolo di Giuseppe Chiaradia, pubblicato su da lineaitaliapiemonte.it, si fa un raffronto tra le figure di Gianni Agnelli e del nipote John Elkann: “la nomina di Tavares ha dimostrato che Elkann e gli altri eredi della dinastia vedono l’ex impero FIAT come una qualunque azienda che ha come unico obiettivo quello di fare profitti e niente altro. Ed in questa visione puramente affaristica Elkann è simile al nonno Gianni Agnelli. Difatti, quando nel 1988 Agnelli sostituì l’ingegnere Vittorio Ghidella con l’economista Cesare Romiti nel ruolo di responsabile di FIAT Auto, indicò chiaramente che rispetto agli anni passati, la FIAT Auto doveva smettere di avere l’obiettivo di incrementare le vendite di auto a scapito dei margini di profitto e di concentrare l’attenzione sugli utili. Agnelli trasformò la FIAT, il simbolo della rinascita economica dell’Italia nel dopoguerra, in una qualunque società di capitali, il cui scopo è quello di far guadagnare soldi agli azionisti”.

A questo punto, dunque, tra annunci ottimistici, problemi giudiziari legati all’eredità Agnelli e in attesa dei conti relativi al quarto trimestre del 2024 e all’intero 2024, rivelati da Stellantis il prossimo 26 febbraio 2025, ci si chiede: in tutto questo confuso scenario, quale sarà il futuro dell’auto nella sua storica capitale, Torino?


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