Editoriale

Qual è l’Occidente di Trump e Meloni

di Adolfo Spezzaferro -


Quello della lotta al woke, del contrasto ai diritti Lgbtq, del pugno di ferro contro gli immigrati? Non è un caso che in questa fase chi si straccia le vesti per l’asse Usa-Italia sia da sempre un grande fan della globalizzazione, del mondialismo, è un immigrazionista, propugna l’ideologia gender, è nemico delle nazioni, odia i confini. Tutto torna, quindi. Trump e Meloni infatti sono d’accordo: tutto questo va combattuto, in nome dei valori dell’Occidente. Ossia la libertà, soprattutto quella d’espressione; la democrazia, che si esprime attraverso il voto e che vale sempre, anche quando vince la destra; l’identità. Soltanto quando si sa bene chi si è e da dove si viene, si conoscono le proprie radici e si incarnano (e si rispettano) i propri valori si è in grado di accogliere l’altro da sé, chi è di un’altra cultura o religione. Senza prevaricare né farsi prevaricare, come accadeva nell’antica Roma – perfetto melting pot di usi, costumi e religioni, tenuto insieme dalla forza del diritto e, naturalmente, delle legioni. I confini e le nazioni oggi servono ad arginare la globalizzazione made in China: è questo l’Occidente di cui parlano Usa e Italia. Ora, dopo il reset dei rapporti Usa-Ue sul fronte delle relazioni commerciali (imposto da Trump con la forza e la minaccia dei dazi ma che è sfociato nelle trattative), siamo di fronte a un’occasione storica per ricostruire un asse transatlantico che sia espressione dei tempi e che tenga conto delle nuove maggioranze politiche. Ora è il momento dell’unità – che fa la forza, capito Ursula von der Leyen? -, dell’impegno condiviso, perché è questo che ci vuole per trattare con un Paese solidamente rappresentato da un leader fortemente voluto dagli elettori Usa quale è Trump. Non c’è più spazio per atteggiamenti anti-italiani, come quelli di chi ha voluto minimizzare o sbeffeggiare fino all’ultimo l’incontro alla Casa Bianca che si è tenuto nelle scorse settimane tra l’uomo più potente del mondo e la leader di un Paese Ue politicamente più forte di tutti gli altri capi di stato e di governo dei Ventisette. Non è più tempo di imbracciare il gessetto per scrivere sulla lavagna dei buoni e dei cattivi: è ridicolo, oltre che inutile. Perché è antistorico. La sinistra inizi a fare un’opposizione all’altezza di un capo di governo fortemente voluto dai cittadini italiani.


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