Editoriale

Qatargate e altri disastri. Cosa succede in città?

di Dino Giarrusso -


L’imbarazzo ci avvolge mentre scorriamo le notizie, nel giorno in cui Lucio Dalla avrebbe compiuto 82 anni. Si muove la città, cantava il folletto bolognese, e oggi nelle nostre città si continuano a muovere persone, denari, politicanti, alcol, cocaina, sacchi di soldi, giornali e idee, arrivisti e arrivati. Così, mentre teniamo il fiato sospeso per la brutta faglia bellicista che sta terremotando il mondo e la diplomazia che conoscevamo fino a ieri, ecco che dalle nostre città arrivano notizie secche e dure come sberle. Il Corriere della Sera, il glorioso quotidiano milanese sui cui scrive pure un ometto malmostoso e grasso, aveva dedicato qualche tempo fa un articolo entusiasta alla Gintoneria, che invece già dal nome avrebbe dovuto far escludere ogni possibile lode. Grande spazio e tanta simpatia per il locale di Davide Lacerenza, allora compagno di Stefania Nobile, pregiudicata figlia di Vanna Marchi. Selvaggia Lucarelli meritoriamente ebbe da ridire, allora, postando video di Lacerenza (facilmente reperibili in rete), dove questo signore sniffa, bestemmia, invoglia al consumo di alcool, chiama “cavalle” le donne e si vanta di far bere tanto a minorenni. Alla Gintoneria pare fosse affisso un cartello con l’avviso “Venite già pippati”: era il caso di parlarne come di un cult? Ieri Lacerenza e Nobile son stati arrestati con un elenco di accuse che può far invidia persino a Fabrizio Corona. Da Bruxelles, intanto, la città di tutte le città europee, arriva una richiesta di revoca dell’immunità parlamentare per Elisabetta Gualmini ed Alessandra Moretti, eurodeputate al secondo e terzo mandato. Auguriamo loro di dimostrare totale estraneità alle accuse, e di difendersi nel merito invitando i colleghi a votare per la revoca (giacché non parliamo di reati d’opinione), ma la notizia non ci fa piacere. È infatti inquietante il sospetto di possibili novità di rilevanza penale riguardo al Qatargate, che già allora doveva ammonirci su quanto fosse fragile e permeabile l’apparente “nobiltà” delle nostre istituzioni continentali. Ricordiamo come Panzeri, uomo chiave del Qatargate secondo l’accusa, è italiano, come lo è il suo ex assistente e marito di Eva Kahili, e come italiani sono altri personaggi coinvolti a vario titolo nella vicenda. Non è mai bello quando vengono tirati in ballo rappresentanti istituzionali del nostro paese, e auspichiamo di poter sapere presto maggiori dettagli sulle contestazioni a Moretti e Gualmini per comprendere la portata delle accuse. Ci stupisce, anzi, non aver letto al momento in cui scriviamo dichiarazioni che potessero far chiarezza, né dalle interessate, né dai colleghi della delegazione europea PD, né dalla segretaria Schlein. È strano ed inquietante, questo silenzio. Ma persino più inquietante è la proposta che arriva ancora dai moderni palazzi della sempre più traballante Unione Europea: aumentare di 800 miliardi di euro (avete letto bene, 800!) la spesa militare. Non iniziare l’iter per una difesa comune, non incentivare l’istruzione o combattere la povertà in modo concreto, non investire energie per avere una diplomazia più forte e scongiurarle, le guerre: no. Ursula Von Der Leyen propone di comprare più armi, punto. Il problema è che comperare più armi, produrne di più, investire in ricerca per creare armamenti più efficaci, di norma porta ad avere più guerre, non meno. Armarsi non è un deterrente, ma stimola fortemente la nascita di conflitti, spesso marginali e non particolarmente ampi. Focolai continui che servono a tener alta la tensione nel momento in cui dovesse abbassarsi. Ci chiediamo perché VDL faccia questa proposta (che da noi ha causato reazioni piuttosto fredde, se si esclude quella di Tajani) proprio quando Trump ha di fatto tagliato fuori l’Europa da un’azione diplomatica, non bellica. Ci chiediamo cosa stia succedendo realmente a questa istituzione che è nata dopo gli orrori di due guerre mondiali a breve distanza, e che doveva garantirci la pace. L’Europa ha fallito in Ucraina mentre taceva colpevolmente sulle evidenti violazioni del diritto internazionale perpetrate da Israele a Gaza, questa è la verità. Ci troviamo in stallo: fuori dalle trattative, ignorati nella richiesta di una tregua (tentativo goffo, fuori tempo massimo), con la proposta bomba di comperare più bombe e l’ombra di ingerenze interessate da parte di forze extraeuropee a suon di milioni di euro. Si muove la città, ed è il caso che si muova ciascuno di noi, per cambiare in meglio l’andazzo.


Torna alle notizie in home