Esteri

Putin rischia l’arresto al G20: parola del governo brasiliano

di Ernesto Ferrante -


Il ministro degli Esteri brasiliano, Mauro Vieira, ha ammesso che la magistratura del suo Paese potrebbe ordinare l’arresto di Vladimir Putin, se il presidente russo verrà a Rio de Janeiro a novembre per il G20. Pur sottolineando che esiste una “tradizione” di immunità per i capi di Stato, il membro del governo del presidente progressista Luiz Inacio Lula da Silva, non ha escluso la possibilità, con tutti gli effetti diplomatici che ne deriverebbero. Possibilità che però resta tra le ipotesi più remote, considerato che si può escludere che il leader del Cremlino intenda presenziare al G20. “Non posso limitare un giudice, né immaginare o indovinare cosa farà. Potrebbero succedere tante altre cose”, ha detto Vieira durante un’intervista a Cnn Brasil, sottolineando che il presidente russo verrà in Brasile “se vorrà o potrà”. Putin ha un mandato d’arresto emesso contro di lui l’anno scorso dalla Corte penale internazionale, che obbliga i suoi 124 Paesi membri ad arrestarlo e trasferirlo sotto processo all’Aia. Il Brasile ha firmato e ratificato lo Statuto di Roma, che ha creato il tribunale internazionale. Come è noto, il leader russo è accusato di aver deportato illegalmente bambini ucraini in Russia, durante l’operazione militare speciale nel Donbass iniziata nel 2022, il che costituisce un crimine di guerra. Intanto prosegue l’azione diplomatica del Vaticano. Il cardinale Matteo Zuppi ha incontrato ieri a Mosca il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, con il quale ha discusso “la cooperazione nella sfera umanitaria nel contesto del conflitto in Ucraina” e altre questioni sulla scena internazionale. Mosca dal canto suo ha sottolineato “lo sviluppo costruttivo del dialogo tra Russia e Vaticano”. Come ha sottolineato il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, la visita del cardinale Zuppi avviene “nel quadro della missione affidatagli da Papa Francesco l’anno scorso, per incontrare le Autorità e valutare ulteriori sforzi per favorire il ricongiungimento familiare dei bambini ucraini e lo scambio di prigionieri, in vista del raggiungimento della tanto sperata pace”. Cessate il fuoco che di certo non passa per il fantomatico “piano della vittoria” del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.


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