Putin disponibile a riprendere i negoziati
Dopo oltre due anni di guerra, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato di essere pronto a riprendere i negoziati diretti con l’Ucraina, evento che non accadeva dal marzo 2022. La novità è emersa in seguito a un incontro al Cremlino con l’emissario statunitense Steve Witkoff, il quarto colloquio tra i due. Secondo Yuri Ushakov, consigliere per la politica estera del Cremlino, i colloqui hanno avuto un carattere “costruttivo e molto utile” e si sono concentrati, tra l’altro, su come riaprire un canale di dialogo diretto con Kiev.
Parallelamente, dagli Stati Uniti, il presidente Donald Trump ha rilasciato un’intervista a Time in cui ha dichiarato che la Crimea “resterà alla Russia”, avanzando l’idea di un accordo di pace che includerebbe la cessione di circa il 20% del territorio ucraino. Trump ha attribuito l’origine del conflitto alla volontà dell’Ucraina di aderire alla NATO, posizione che a suo dire ha provocato l’invasione russa. Ha inoltre affermato che se fosse stato lui alla guida della Casa Bianca all’epoca, la guerra non sarebbe mai scoppiata, attribuendo la responsabilità iniziale all’amministrazione Obama.
Nonostante le pressioni internazionali e le nuove mosse diplomatiche, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito con fermezza la propria posizione: la Crimea e i territori occupati “appartengono all’Ucraina” e non sono oggetto di trattativa. La linea di Kiev, dunque, resta invariata: nessun negoziato sarà possibile finché non vi sarà una cessazione delle ostilità.
Dal lato russo, mentre Putin apre al dialogo e ai negoziati, il Cremlino continua a denunciare atti di “terrorismo ucraino” in territorio russo. Venerdì scorso, un generale dello Stato Maggiore è stato ucciso da un’autobomba, fatto che secondo il portavoce Dmitry Peskov complica ulteriormente il contesto di sicurezza. Tuttavia, Putin ha accennato alla possibilità di una tregua di 30 giorni negli attacchi alle infrastrutture civili, una proposta che potrebbe costituire un primo passo verso un cessate il fuoco, sebbene rimanga ancora da valutare in sede bilaterale.
Intanto, a Washington, Trump spinge per una soluzione rapida. A pochi giorni dal suo centesimo giorno di mandato, ha dichiarato che “il tempo sta per scadere” per raggiungere un’intesa, annunciando un piano di pace la cui versione ufficiale non è ancora stata resa pubblica. Kiev, tuttavia, ha già espresso forti riserve su ipotesi che prevedano concessioni territoriali. Il vicepresidente statunitense JD Vance, in visita in India, ha confermato che la proposta americana è “molto chiara” e che le parti devono accettarla presto, altrimenti gli Stati Uniti si ritireranno dal processo negoziale.
Nonostante le aperture e le iniziative diplomatiche, le posizioni tra Mosca e Kiev restano lontane. La Russia sembra disposta a negoziare senza interrompere le operazioni militari, mentre l’Ucraina chiede lo stop ai combattimenti come condizione preliminare. Il destino della trattativa dipenderà dunque dalla capacità delle parti – e dei mediatori internazionali – di trovare un terreno comune, in un contesto ancora fortemente instabile.
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