Ad Arezzo la mostra sui Profeti inascoltati del ‘900
Arezzo ospita i “Profeti inascoltati del ‘900”, da George Orwell a Pier Paolo Pasolini, da Hannah Arendt a Louis-Ferdinand Céline, la mostra che rende omaggio ai grandi pensatori “eretici” e liberi che hanno precorso i tempi svelandoci, in largo anticipo, quale sarebbe stato il nostro futuro. La mostra, con i ritratti dei grandi di ieri dalla matita dell’artista genovese Dioniso di Francescantonio, è stata organizzata dalla Fondazione Guido d’Arezzo, ha aperto i battenti il 20 aprile scorso e rimarrà visitabile, ogni giorno, fino al 5 maggio prossimo presso la sala ex Udienze del Palazzo di Fraternità in piazza Grande. In mostra ci sono cinquanta ritratti, tra cui quelli di George Orwell a Pier Paolo Pasolini, da Hannah Arendt a Louis-Ferdinand Céline, a Jorge Luis Borges, Roger Scruton, Giovanni Gentile, Ennio Flaiano, Aleksandr Solženicyn, Aldous Huxley, Giorgio de Chirico, Francesco Messina, Philip K. Dick, Akira Kurosawa. Un catalogo prezioso, condensato in un libro prezioso, dove i ritratti risultano “accompagnati” dalle schede di autori come Pietrangelo Buttafuoco, Alain de Benoist, Vittorio Sgarbi, Gianfranco de Turris, Eraldo Affinati, Roberto Alfatti Appetiti, Luigi Iannone, Adriano Monti Buzzetti Colella, Gennaro Malgieri, Simonetta Bartolini, Rachele Ferrario, Elena Pontiggia e Armando Torno.
L’editore e saggista Andrea Lombardi ha spiegato che la mostra sui Profeti inascoltati del ‘900 non guarda al passato, bensì punta decisa verso il futuro: “Non è solo una retrospettiva su queste personalità, ma il nostro obiettivo è quello di contribuire ad attrezzare culturalmente la società italiana e europea in vista delle sfide del tutto nuove che sta attualmente affrontando e che la attendono, per comprendere la natura delle quali torna utile interrogare il passato attraverso questi Profeti, pur con lo sguardo rivolto al futuro”.
L’organizzatrice Miriam Pastorino ha dichiarato: “Dove si voleva arrivare accomunando in un’unica rassegna grandi personaggi, spesso divisi dalle violentissime vicende storiche del Novecento, le cui vite straordinarie, a volte baciate dal successo, ma spesso segnate da ostracismo e sofferenza da parte di un sistema che procedeva inesorabilmente verso la negazione dei riferimenti elevati del passato e l’affermazione di un nichilismo diffuso? In alcuni casi si sfiorò la rissa e si arrivò a temere il fallimento, fintantoché ci si rese conto che quel momento di acutissima crisi corrispondeva alla liberazione dai veleni che hanno contrassegnato il Novecento, mettendosi alle spalle gli scheletri di tutte le nefaste ideologie che tuttora minano ogni possibilità di ritorno alla consapevolezza che, per allontanarsi dal baratro, occorre superare il secolo giustamente definito delle “idee assassine”, e che, come purtroppo vediamo in questi ultimi anni, continua a proiettare la sua infausta ombra nel nostro presente, già reso instabile dal relativismo e dal globalismo senza freni”.
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