Attualità

PRIMO PIANO – Dynasty continua: tutta la famiglia sulle spoglie dell’Avvocato

di Marina Cismondi -


Dynasty Agnelli – Tonnellate di lingotti d’oro per un patrimonio frammentato in ogni dove di cui ancora non si comprende l’entità

Eredità Agnelli, sequestro da 74,8 milioni per John, Lapo e Ginevra Elkann”, così titolavano gli organi di informazione lo scorso 20 Settembre. Oltre ai tre fratelli sono accusati di truffa ai danni dello Stato e di dichiarazioni fraudolente, motivi del sequestro preventivo, anche l’attuale presidente della Juventus, il commercialista Ferrero ed il notaio svizzero Von Greniger.
Ma per comprendere quest’ultimo atto giudiziario è indispensabile partire da molto lontano.
Il senatore Giovanni Agnelli, il nonno dell’Avvocato, dettò le linee guida che dovevano essere rispettate dai suoi discendenti: “in caso di eredità non ci deve mai essere una donna a comandare, deve essere un uomo”.

Quindi a tenere le redini del gruppo Fiat, dopo l’Avvocato, il primo ad essere individuato fu il figlio di Umberto, Giovanni Alberto Agnelli, detto Giovannino, che purtroppo morì, per un male incurabile, a soli 33 anni. Subito dopo la sua morte, nel 1997, la scelta ricadde sul nipote John Elkann, figlio di Margherita Agnelli che, a soli 21 anni, entrò nel Consiglio di Amministrazione Fiat.
Grande umiliazione per il primogenito dell’Avvocato, Edoardo, che addirittura si tentò di estromettere dagli interessi della famiglia, chiedendogli – ottenendo un rifiuto – la cessione delle sue azioni. Il “problema” si risolse il 15 novembre 2000: Edoardo fu trovato morto ai piedi di un viadotto dell’autostrada Torino-Savona. Suicidio per la magistratura, anche se le anomalie della dinamica del decesso, sul quale non fu svolta alcuna indagine, sono macroscopiche.
Il 24 gennaio del 2003 muore l’Avvocato e le sue due eredi, donna Marella e la figlia Margherita, sono chiamate a firmare gli atti della successione.

Viene sottoposto loro un rapporto che rendiconta un patrimonio totale di 216 milioni di euro, una cifra oltre il ridicolo. Basti pensare che l’eredità di Del Vecchio di Luxottica pare superi i 20 miliardi.
Margherita si rifiuta di firmare, ma dopo mesi di trattative condotte dai legali delle due ereditiere, si arriva ad un accordo. A Margherita spettano 1,4 miliardi, incluse proprietà immobiliari ed opere d’arte, che però restano in usufrutto a sua madre. Quest’ultima riceverà dalla figlia, fino alla sua morte, 600 mila euro al mese per la loro corretta conservazione.
Cede inoltre le quote di sua proprietà della società “Dicembre”(la vera cassaforte della famiglia che controlla tutte le società del gruppo) e rinuncia alla sua parte di eredità alla morte di Marella.
Margherita sottoscrive solo “per amor di pace”, come scrive in calce al documento, ma è ben conscia che questa è solo una piccola parte del patrimonio lasciato dal padre.
Investigatori ed avvocati da lei ingaggiati trovano infatti conti correnti a Zurigo riconducibili a Giovanni Agnelli per altri 1,4 miliardi di euro. E sempre in Svizzera pare siano custodite in un caveau parte delle opere d’arte a lei destinate. Inizia così una infinita battaglia legale, in Svizzera e in Italia, al fine di invalidare quanto da lei sottoscritto, ritenendosi truffata. Inoltre la rinuncia a future eredità non è valida per la legge italiana, paese dove doveva essere effettuata la successione secondo Margherita, considerando fittizia la residenza in Svizzera di sua madre.

Alla morte di Donna Marella, nel 2019, tutta la sua eredità passa ai tre fratelli Elkann, escludendo Margherita e gli altri suoi cinque figli avuti dal secondo marito, il conte Serge de Pahen.
Con un esposto alla Procura di Torino, nel 2022, Margherita denuncia presunti reati fiscali, attuati da sua madre e da John Elkann, fornendo una dettagliata documentazione atta a dimostrare che sua madre in Svizzera passava solo pochi giorni all’anno. Quindi allo Stato italiano si sarebbero dovute versare le tasse sulla successione e sul reddito da lei versato a sua madre, circa 7 milioni all’anno. Partono le indagini e si scoperchia un enorme vaso di Pandora.
Firme di Marella presumibilmente false, dubbie donazioni ai tre nipoti (quadri e gioielli per centinaia di milioni di euro), opere d’arte scomparse, conti, azioni e fondi occultati in paradisi fiscali di tutto il mondo.
Si apre anche la caccia alle tonnellate di lingotti d’oro, accumulati ai tempi delle due guerre mondiali grazie alla fornitura di materiale bellico, portati in Svizzera dal primo Senatore Agnelli.
Ma la vera questione miliardaria ruota intorno al centro di potere, la società al vertice di tutte le altre, la “Dicembre”. Se i patti sottoscritti nel 2004 sono da invalidare, non è da ritenersi valida la successiva donazione di quote da Marella a John Elkann e quest’ultimo perderebbe la larga maggioranza che detiene e la sua posizione dominante.
Considerando che l’Avvocato sosteneva che la Fiat non avrebbe mai smesso di costruire automobili a Torino e in Italia, che ora la sede è in Olanda e la produzione è dislocata nel resto del mondo, che a Mirafiori i 3.000 operai rimasti lavorano in media un giorno al mese e sono da anni in cassa integrazione a carico Inps, Giovanni Agnelli sarebbe orgoglioso di aver messo sul suo trono questo principe ereditario?
Forse sì, visto che pare che stia ben perpetuando la “tradizione di famiglia”: spostare business e capitali all’estero, evadere le tasse e continuare a chiedere sussidi di ogni genere allo Stato italiano.


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