Politica

PRIMA PAGINA-Primo passo su carceri, ma si deve fare più. Intervista a Cristina Rossello

di Giuseppe Ariola -


Dopo una lunga discussione “nella notte del 7 agosto siamo rimasti in Aula in 243 e con ampia maggioranza abbiamo proceduto a un primo necessario intervento a favore del sistema carcerario”. La deputata di Forza Italia Cristina Rossello, in un’intervista, ci parla dell’approvazione del decreto Carceri che ha suscitato qualche polemica ed è stato bollato come ‘un’occasione mancata’.

“Tenendo conto del necessario contemperamento delle esigenze finanziarie per supportare le riforme – ha aggiunto la parlamentare azzurra – si è fatto comunque un passo avanti. Ma, come abbiamo subito precisato, non basta. La strada è ancora lunga e non è questo certamente un percorso esaustivo, come ben chiarito dal segretario nazionale Antonio Tajani, che ha organizzato ad esempio un mese di incontri e presenze di FI nei singoli penitenziari. A Milano abbiamo iniziato. Con Giacinto Siciliano, direttore del carcere di San Vittore, abbiamo già parlato non solo dell’obsolescenza della struttura e del sovraffollamento, ma del cambiamento in atto nella popolazione carceraria: tema su cui si deve riflettere in tutte le  grandi città, soprattutto del nord”.

Sul tema c’è un confronto serrato.

“La tematica di fondo emersa anche in questa occasione è che ci sono diverse filosofie nei vari partiti e Forza Italia ha una sua sensibilità, unica, conducendo da sempre battaglie garantiste e di recupero della persona. Non ha mai una visione giustizialista o punitiva o repressiva e di emarginazione dell’individuo. Del resto, è questa la linea evolutiva più autentica del pensiero democratico e liberale. E noi combattiamo contro l’approccio giustizialista e le scelte di politiche repressive da chiunque provengano. Anche in questo caso abbiamo avuto una linea molto coerente: in qualche parte ci siamo riusciti in qualche altra no”.

Quali passi avanti sono stati fatti?

“Sono state apportate impellenti misure in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del ministero della Giustizia. Ecco le principali: implementata dotazione organica del personale  penitenziario dirigenziale e non, anche in ambito minorile; dal 1 gennaio 2025 è prevista una ‘indennità di specificità organizzativa penitenziaria’; convenzioni con il Ssn operante presso gli istituti penitenziari; procedure concorsuali per l’accesso alla dirigenza medica del Ssn ai fini del reclutamento nelle carceri; nuove disposizioni in materia di personale amministrativo e in materia di ordinamento penitenziario per una razionalizzazione di alcuni benefici, di alcune regole di trattamento applicabili ai detenuti e per agevolare l’accesso a questi benefici; definizione del reato di indebita destinazione di beni ad opera del pubblico agente secondo le normative Ue; una serie di norme per l’efficientamento del procedimento penale, in materia di procedimento esecutivo e di modifiche al codice civile; differita di un ulteriore anno l’entrata in vigore del tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie al fine di permettere l’adozione degli interventi necessari per la sua effettiva operatività”.

Il sovraffollamento va risolto con l’edilizia penitenziaria o limitando la detenzione carceraria come sostiene Fi?

“Sono due facce della stessa medaglia. La questione si muove attraverso due coordinate: tempo e spazio che non si elidono, ma si compenetrano. Sotto il profilo temporale, all’orizzonte c’è la modifica della custodia cautelare che mira, sia a livello normativo che organizzativo, ad evitare una carcerazione ingiustificata, e soprattutto ad affermare la detenzione differenziata dei tossicodipendenti nelle comunità di recupero, tema non di poco conto per il sistema carcerario. È questa una dinamica dei flussi. Ma non basta. Noi abbiamo tenuto una riflessione equilibrata sul tema delle carceri, senza cedere alle opposte demagogie e intendiamo proseguire con una serie di ulteriori proposte in merito. Alla grave situazione di sovraffollamento, inoltre, si è risposto in prospettiva con l’istituzione del commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, con tempi d’azione precisi e rapidi. Una figura che potrà essere particolarmente interessante per i cosiddetti ‘carceri di smistamento’. I due approcci quindi, non solo non sono alternativi, ma anzi devono andare di pari passo”.

Il caso di Toti ha contribuito a un’accelerazione del dibattito su questi temi?

“Ha inciso più per una questione dei principi che ha toccato – e che tocca – che per la questione di merito in sé. Ci sono esercizi di potere di raro equilibrio, nei tempi e nei modi, che non devono mai essere sottovalutati. L’esercizio di un potere nelle democrazie evolute va saputo esercitare da chi lo detiene, a prescindere dal merito. In questo caso non è stato condotto con la cultura e la sensibilità giuridica che erano necessarie. Se ne vedranno gli sviluppi. Ma sarà tardi purtroppo e questo caso resterà un’amara dimostrazione di squilibrio”.


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