PRIMA PAGINA – Le strane coppie
Le strane coppie. Se in televisione è centrale lo scontro all’ultimo insulto tra destra e sinistra, le vere alleanze, quelle sotterranee, sono altre. Vanno oltre gli schieramenti tradizionali e sono perlopiù condizionate da quanto accade nel pianeta.
Meloni e Schlein
Il presidente del Consiglio sceglie l’avversario che le conviene, quello più debole. La padrona del Nazareno è meno popolare di Conte e soprattutto ha meno da dire, considerando che non è mai stata a Palazzo Chigi. Può contare sull’effetto novità, ma non troppo. Stiamo parlando, infatti, di chi non è mai stata legittimata dalla base e dipende per tutto e in tutto dai colonnelli che l’hanno sponsorizzata. Nonostante ciò, Schlein ha bisogno di Meloni. Un acceso testa a testa fra quote rosa, come dimostrano le ultime scintille a Montecitorio, potrebbe farle recuperare l’appeal perduto, rimettendola in corsa per la guida della coalizione. Il problema è, piuttosto, un altro: sopravvivere alle europee. Se sarà sotto al 20 per cento dovrà consegnare il Pd a Gentiloni, designato all’unanimità successore.
Se riuscirà a spuntarla, invece, si ritroverà più di mezzo partito contro, con una scissione, se non un’implosione, della creatura veltroniana dietro l’angolo.
Salvini e Conte
Se Schlein e Meloni sembrano essere facce della stessa medaglia fuori dai confini nazionali (entrambe filoamericane e filoisraeliane), la vittoria di Trump negli States, come scrive bene Verderami sul Corsera, potrebbe riaccendere la fiamma tra il capo dei 5 Stelle e quello della Lega. Peppino da Volturara ha addirittura infranto le regole dei servizi segreti quando era a Palazzo Chigi per aiutare quel Donald emulato dal Carroccio.
Pur essendo finita male la storia d’amore ai tempi del governo giallo-verde, stiamo parlando dei padroni indiscussi del populismo, di chi si somiglia e non poco, di chi ha fatto insieme reddito di cittadinanza e decreti sicurezza. Ecco perché la paura di scomparire nei servizi dei tiggì a causa del bipolarismo in gonnella potrebbe rappresentare la scintilla per una nuova alleanza, che metterebbe a serio rischio gli attuali schieramenti. Matteo, infatti, si riprenderebbe quei conservatori di cui una volta era padrone indiscusso e Giuseppe, invece, metterebbe fuori dai giochi una sinistra, che ha sposato solo a parole la sua causa pentastellata.
Renzi e Calenda
Pur essendosene dette di cotte e di crude, i due grandi padroni del centro italiano sanno benissimo che dovranno ritrovarsi per sopravvivere, magari facendo entrambi un passo indietro. Il giglio fiorentino da solo non può arrivare al 4 per cento, né portare avanti il sogno da commissario Ue. Per raggiungerlo dovrà obbligatoriamente ricompattare i moderati e ubbidire a ogni diktat proveniente da Parigi.
Neanche Carletto dei Parioli può obiettare a Macron, né consentirsi debolezze, considerando che Carfagna e campagne avrebbero ricevuto più di qualche chiamata dalla vecchia casa forzista, adesso con una nuova padrona chiamata Moratti. Ragione per cui un listone, con a capo il Cottarelli di turno, mascherato da tecnico, potrebbe essere l’unica strada per mettere in soffitta le scaramucce degli ultimi mesi e lavorare per quel grande cantiere moderato auspicato dal Vaticano.
Il Terzo Polo è risultato fallimentare, ma non è detto che un una nuova creatura moderata possa sfondare in uno stivale diverso dagli Usa, dove nei fatti non è mai esistita alternativa al dualismo tra progressisti e conservatori.
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