PRIMA PAGINA – La corsa alle europee degli influencer da poltrona. C’era una volta Cicciolina…
La corsa alle europee degli influencer da poltrona. C’era una volta Cicciolina. Se Pannella candidava la pornodiva per denunciare un vuoto politico, i partiti dei social scelgono la classe dirigente in base ai follower. Sanremo docet: vince chi ha più seguaci. Una regola che invade qualsiasi ambito, comprese le ormai imminenti europee. Chi deve essere inserito in lista, infatti, non viene più più scelto in base alle istanze da rappresentare, ma alla sua capacità di raccogliere like. Nel mondo dell’Ia valgono più dello stesso denaro. Lo stesso opinion-leader finisce in soffitta per far posto al “profilo popolare”, quello che riesce a stare per più giorni sulle prime pagine dei quotidiani. Importa poco la ragione per cui ha avuto visibilità, anche se si tratta di una tragedia che nulla ha a che vedere con l’attività per la res publica.
Motivo per cui nessuna forza in campo può farsi trovare impreparata, a partire da chi è a Palazzo Chigi. La premier Meloni, ad esempio, sembra voglia convincere Daniela Di Maggio, mamma di Giovambattista Cutolo, il musicista partenopeo ucciso per una lite in un parcheggio. Il monologo della donna all’Ariston, d’altronde, ha strappato più di qualche lacrima. La disponibilità c’è. Perché non sfruttarla subito alle europee? La sinistra, intanto, non può starsene a guardare. Secondo indiscrezioni, sarebbe stata la stessa Schlein a chiedere a Gino Cecchettin, il padre di Giulia, assassinata lo scorso 11 novembre dal fidanzato, di sposare la causa dem. Quest’ultimo potrebbe addirittura rubare il posto a un big del calibro di Bonaccini. Laddove non abbondano statisti, basta avere un cognome famoso per spuntarla. Nel regno dell’antipolitica, aver amministrato significa appartenere alla casta.
Non è un caso che nella rivolta del primo settore non sia protagonista l’ormai desueto sindacalista. L’ambito Calvani, infatti, non rappresenta una sigla. È simbolo di una rabbia che non ha colore. Gli agricoltori di bandiera o filo-Lollobrigida, d’altronde, hanno già un portavoce e si chiama Prandini. Secondo i contadini rossi avrebbe barattato il silenzio della sua Coldiretti in cambio di una poltrona. Diverso da chi dovrebbe sostituire, però, non è il redivivo capo dei forconi Danilone, che di giorno gira in trattore e di notte in Jaguar. Il rischio di un nuovo caso Soumahoro è dietro l’angolo. Nessuno stavolta, però, sarebbe disposto a perdonare galosce che tra le mura domestiche si trasformano in Louis Vuitton.
Detto ciò, pur trovandoci in un caos geopolitico ed economico, che richiederebbe più fatti e meno chiacchiere, le preferenze alle europee impongono percentuali precise o soglie da raggiungere. Ragione per cui non occorre chi risolve i problemi, ma chi raccoglie consensi o meglio vive tra la gente e non nelle ormai vuote sedi dei partiti. Altrimenti si rischia di fare la fine dell’ultimo festival della canzone, dove il popolo vota un un vincitore e la sala stampa un altro. Un pericolo che la politica non può permettersi, a prescindere dallo schieramento.
Salvini, dunque, non è il solo ad aver bisogno di Vannacci e di qualche militare nostalgico per tenere il timone del Carroccio. Forza Italia per non perdere la sfida interna alla maggioranza vorrebbe addirittura arruolare i protagonisti del mondiale dell’82. Nell’ultima convention azzurra in platea non passano inosservati: Antonio Cabrini, terzino e star dei bianconeri; Beppe Dossena, centrocampista nella Sampdoria di Vialli e Mancini e Alessandro Altobelli, attaccante nell’Inter dei record di Trapattoni. Insomma, chi ne ha più ne metta. Zaki o Saviano potrebbero essere la normalità in una contesa tra campioni di popolarità. L’unico grande assente, a quanto pare, sembra essere il solo Fedez. Senza i famosi pandori della moglie Ferragni, sarebbe stato l’avversario da battere o il centravanti di un moribondo campo progressista. Altro che Casalino o Tridico, conosciuto solo da qualche nonno che ha avuto problemi con l’Inps. Il rapper milanese avrebbe messo dietro tutti. I contenuti senza una rima, nell’era del televoto, valgono poco.
Copertina a cura di Gianluca Pascutti
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