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PRIMA PAGINA – Il Codice di Matteo: sarà la strada giusta?

di Marina Cismondi -


Lo scorso 14 dicembre è entrata in vigore la riforma del Codice della strada, fortemente voluta dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Nelle prime 48 ore dalla sua applicazione, grazie ad uno spiegamento di quasi ventimila pattuglie di polizia e carabinieri sulle strade ed autostrade italiane, si sono registrate 4.774 violazioni. Il superamento dei limiti di velocità ha prodotto 431 sanzioni, 365 per il mancato uso delle cinture di sicurezza, 117 per un uso scorretto del cellulare con un bilancio di 331 patenti di guida e 224 carte di circolazione ritirate.
I conducenti controllati con i test per il consumo di alcolici o per l’uso di droghe sono stati addirittura 4.599, di cui 170 sanzionati per guida in stato di ebbrezza e 14 per aver assunto sostanze stupefacenti.
Ma questi ultimi saranno stati veramente ubriachi (il 3,6% dei controllati) o drogati (3 ogni mille controllati) e non in grado di guidare correttamente un’automobile?

Premesso che è ovviamente più che giusto non mettersi alla guida in condizioni psicofisiche alterate, relativamente agli effetti sull’organismo del consumo di alcolici le varianti sono molteplici: sesso, peso corporeo, età, abitudine all’assunzione, metabolismo, uso di farmaci. Per una donna di 55 kg, può essere sufficiente bere un bicchiere di birra da 330 cc con gradazione 8% a stomaco pieno per superare il limite alcolemico dello 0,5. Per un uomo di 80 kg potrebbero bastare due birre doppio malto a pasto.
In entrambi i casi, con un tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,8 grammi per litro si dovrà pagare una multa tra i 573 e 2.170 euro con patente sospesa da 3 a 6 mesi. Il superamento del limite di 0,8 è considerato reato punibile con una sanzione fino a 3.200 euro, la detenzione fino a sei mesi e la sospensione della patente fino a un anno. E dal momento della fine della sospensione inizierà l’iter per riavere il documento, con esami di laboratorio e visite mediche. E non è semplice ritornarne in possesso, indispensabile dimostrare che per almeno tre mesi non si è quasi più toccato un bicchiere.
Relativamente all’uso degli stupefacenti, in base all’articolo 187 del nuovo Codice sarà sufficiente risultare positivi al test e non sarà più necessario essere trovati alla guida in uno stato di alterazione psico-fisica, come invece era previsto prima della riforma. Sono inoltre state introdotte nuove modalità di verifica del reato da parte degli organi di polizia stradale che, direttamente sul luogo del controllo, possono sottoporre i conducenti a un test salivare antidroga, anche con l’utilizzo di apparecchi portatili, sul quale effettuare gli accertamenti tossicologici. In caso di esito positivo scattano una multa da 1.500 a 6.000 euro, l’arresto fino ad un anno ed il ritiro della patente per tre anni.

Le problematiche di questo articolo del Codice sono molteplici. Non verrà punito chi si trova al volante sotto l’effetto di una sostanza stupefacente, ma chi è risultato positivo alla sua assunzione. Mentre gli effetti della cannabis svaniscono nel giro di poche ore, le tracce del principio attivo possono permanere nell’organismo anche per lunghi periodi (per mesi nei consumatori abituali) ed essere rilevate dalle analisi di sangue, urine e capelli. È ovvio che si rischi di punire chi, in pieno controllo delle proprie abilità psicofisiche, abbia assunto una dose giorni e giorni prima di mettersi al volante. In poche parole, il consumo di cannabis in Italia non è illegale, ma lo diventa nel momento in cui ci si mette alla guida e si viene fermati da una pattuglia.
Altra problematica di non poco conto è che nel caso della cannabis, pare dimostrato che il fumo passivo potrebbe dare un risultato positivo ai test. Anche una distinta pensionata ultra sessantenne – che si era fumata l’ultima canna ai tempi di Bob Marley ma che convive con il nipote fumatore di marijuana – rischia di ritrovarsi indagata, multata e senza patente.
Infine, al momento dell’introduzione della nuova norma si sono ignorate del tutto le migliaia di persone che fanno uso terapeutico di oppiacei o cannabinoidi, mentre si sarebbero dovute stabilire fin da subito quali modalità consentano loro di essere esentati da sanzioni ed imputazioni.

Scontato l’immediato innesco di critiche e polemiche, incluso il botta e risposta via social tra Vasco e Salvini: il ministro ha risposto facendo intendere una correlazione fra le morti su strada e l’uso di stupefacenti. Ma i dati rilevati dalle forze dell’ordine evidenziano che a fronte di 200 mila test effettuati nello scorso trimestre estivo meno di 500 guidatori sono risultati positivi alle droghe. Le maggiori cause di incidente risultano essere, secondo il rapporto ACI-Istat, la distrazione, l’eccessiva velocità, la mancata precedenza o l’inosservanza dei semafori, il mancato rispetto della distanza di sicurezza.
Giusto quindi inasprire le pene per l’uso dei cellulari (anche se viene da chiedersi se gli schermi touchscreen da 10 pollici posizionati sui cruscotti non distraggano dalla guida), ma non pare una gran genialità dare in mano ai neo patentati auto fino a 75 kW/t di cilindrata (il limite precedente era 55), in grado di raggiungere i 180 km orari.
“Ho gli ultimi dati del nuovo codice della strada appena entrato in vigore e sono molto soddisfatto, al di là delle polemiche di alcuni cantanti e influencer”, ha dichiarato Salvini. Uno contento del nuovo Codice sicuramente c’è.


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