PRIMA PAGINA – Eurebus
Eurebus. Non si tratta della classica vignetta che il solutore deve interpretare per ricavare una frase risolutiva, ma dell’enigma che assale, da giorni, i leader delle forze che provano a opporsi al bipolarismo del 2024.
Dopo la conferenza in cui Giorgia sfida Elly al confronto tv, la partita per le europee si restringe, infatti, a un acceso testa a testa fra le prime due donne della politica nazionale. Un dualismo esasperato, d’altronde, è il fumo giusto per nascondere le difficoltà. Gli italiani si concentrano su una sorta di gioco enigmistico tra simboli del Ventennio, falci e martelli, dimenticando il resto. Basta, d’altronde, osservare quanto accaduto nelle ultime ore. Sono sufficienti dei saluti romani per Acca Larentia, per fare in modo che il dibattito si concentri tutto sull’infinita telenovela legata al fascismo. Uno schema, però, che fino a ora, vedi politiche, regionali e amministrative, favorisce solo la maggioranza e non una sinistra, che agli occhi della gente, pur avendo tanto da dire, sembra non avere temi.
Se tale strategia rende in discesa la strada per chi è alla guida Palazzo Chigi, non convince più di tanto gli alleati. Un Eurebus, ad esempio, è quello di Salvini, che dopo il passo in avanti di Meloni, dovrà scegliere se metterci la faccia in una partita dove sembra essere svantaggiato sin dai blocchi di partenza. I verdi, considerando il guanto di sfida di Giorgia a Ursula, non hanno più lo scettro dell’anti-establishment e ciò non è un vantaggio che per chi avrebbe dovuto sfruttare la forza degli “ismi” per mantenere qualche poltrona. Solo una rimonta di Trump potrebbe aiutare il Carroccio, considerando l’atteggiamento filo-Biden di Giorgia.
Un Eurebus ancora più complesso è quello di Tajani. Una campagna bipolare schiaccia, nei fatti, il centro e stavolta non c’è il vessillo di Arcore, rilevatosi sempre utile quando si parla di urne. C’è, al contrario, una donna forte e determinata come Letizia Moratti che investendo qualche soldino, vuole prendersi l’eredita politica di Berlusconi, che non interessa più di tanto ai suoi eredi. Piersilvio e Marina hanno come priorità mantenere la grandezza dell’impero economico del Cav e meno di quel mondo, che invece gli ha rovinato l’esistenza tra i corridoi dei tribunali. Il giochino a spese altrui per il titolare della Farnesina, dunque, potrebbe rompersi prima del previsto.
Antonio l’azzurro, comunque, non è l’unico moderato a temere il peggio. Calenda, ad esempio, dovrà scegliere se fare il gregario alla compagna-sardina o continuare a seguire quell’imprevedibile giglio nel sogno terzopolista. Un progetto che ormai sembra essere sempre più un lontano ricordo. Se i generali abbondano, i soldati scarseggiano. Lo stesso Matteo, che fino a ieri chiamava a raccolta i balenieri 2.0, potrebbe presto cambiare idea, considerando i sondaggi poco confortanti.
Eurebus è pure quello di Conte. Meglio metterci la faccia, sfruttando la popolarità acquisita a suon di mascherine e tamponi o invece aspettare che Schlein, come il miglior polpo, si scaldi con la propria acqua. La sardina, infatti, non si è mai misurata oltre i gazebo e dovrà impiegare ogni energia a disposizione nel non semplice duello con la premier. L’avvocato, però, avrà il tempo per cucire l’abito a seconda della contingenza, senza perdere credibilità? Una cosa è certa, nel caso in cui Elly non dovesse superare il risultato minimo del venti per cento, ottenuto dal predecessore Letta, non sarebbe utopia pensare a grillini, che guardando al campo progressista, recitano: “Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è o nuost”.
L’Eurebus, a sinistra, infine, è quello del cerchio magico del Nazareno, che dovrà decidere se sacrificare Elly come Ifigenia, sperando in una vittoria di Ursula in Europa per riciclare l’ormai dimenticato Gentiloni o al contrario salvarla per mantenere in piedi quel teatrino dove ci sono i Mangiafuoco a tirare i fili e le marionette a far ridere il pubblico. Tale spettacolo, però, sembra affascinare sempre meno un Ulivo moderno, che preferisce disertare le urne piuttosto che accontentarsi della solita minestra.
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