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Il prezzo del petrolio sale: a che punto siamo con la crisi in Medio Oriente

di Giovanni Vasso -


Il prezzo del petrolio inizia a salire: il Wti guadagna lo 0,66% e si attesta a 68,63 dollari mentre il costo di un barile di greggio aumenta a 72,06 dollari (+0.73%). Gli aumenti non sono così inaspettati dal momento che lo scenario del Medio Oriente è quello di una polveriera in fiamme. Ma ci sono degli elementi che stanno consentendo di raffreddare le spinte al rialzo e arrivano, per lo più, dall’Arabia Saudita. Lo spiega, in una nota, il presidente di Federpetroli Michele Marsiglia: “Sale petrolio su tensioni in Medio Oriente ma comunque il prezzo resta contenuto per la forte offerta di greggio manifestata dall’Arabia Saudita e l’abbandono alla politica dei tagli voluta dall’Opec+”. Per Marsiglia la “situazione in Medio Oriente” rimane “fattore dominante” e tanto “l’escalation del conflitto” quanto “l’uccisione del leader Hezbollah Nasrallah” sembrano “determinare un effetto domino su altri paesi esportatori di greggio a forte presenza sciita e vicina al Partito di Dio libanese”. L’analisi di Marsiglia parte dal Medio Oriente per arrivare fino agli Stati Uniti: “Assisteremo ad un punto di forza fondamentale solo con un ritorno sopra i 72,50 dollari a barile. Mese positivo per Wall Street con diverse società petrolifere U.S.A. in forte rialzo a fronte di acquisizioni strategiche, preoccupa paura possibile recessione”. Il nodo americano sarà sciolto dalle urne: dal prossimo presidente americano dipenderà il clima di fiducia, o sfiducia, dei grandi operatori sul mercato dell’oil & gas.

Sul fronte legato alle materie prime del gas, che ci riguardano molto più da vicino, la situazione resta “stabile sui livelli a 38,00 Euro MWh”. Ma gli approvvigionamenti per l’Europa passano, fatalmente, dal dialogo coi Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: “Restiamo in attesa dell’apertura dei pozzi libici e nuova immissione di greggio sul mercato, così come annunciato anche dagli inviati Onu”, conclude Michele Marsiglia. Pozzi che sono chiusi a causa di tensioni interne e, anche, per colpa di cataclismi naturali come l’alluvione verificatasi circa un anno fa nell’area di Derna.


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