Esteri

Presidenziali romene, escluso un altro candidato

di Giuseppe Ariola -


Le elezioni presidenziali romene del 4 e 18 maggio si preannunciano particolarmente complesse per l’ultradestra, che ha visto due dei suoi candidati principali esclusi dalla corsa. Dopo l’annullamento del primo turno, vinto dall’outsider Calin Georgescu, l’Alta Corte ha bloccato la sua candidatura. Subito dopo, anche Diana Sosoaca, avvocato ed eurodeputata nota per le sue posizioni No Vax e le sue plateali proteste al Parlamento europeo, è stata esclusa dalla competizione dalla commissione elettorale. A questo punto, l’unico candidato su cui l’ultradestra potrà convergere è George Simion, leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR). Simion ha annunciato di essere stato parzialmente ammesso alla corsa, ma la decisione finale dell’Alta Corte è attesa per martedì. Se il verdetto sarà favorevole, potrebbe rappresentare un’opportunità irripetibile per il leader nazionalista ed euroscettico, in un contesto in cui l’ultradestra romena è in continua ascesa. AUR, fondato da Simion nel 2019, è diventato rapidamente una forza politica di rilievo. Alle ultime elezioni parlamentari ha ottenuto oltre il 18% dei consensi, diventando il secondo partito del Paese dopo i socialdemocratici. In Europa, ha conquistato sei seggi all’Europarlamento ed è entrato a far parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), guidato da Giorgia Meloni. Simion è attualmente vicepresidente dell’ECR Party e ha ricevuto il sostegno del gruppo, che ha criticato le esclusioni di Georgescu e Sosoaca definendole una “grave violazione dei principi democratici”. La figura di Simion incarna il modello del leader dell’ultradestra contemporanea: xenofobo, No Vax, pro-Trump e promotore dell’annessione della Moldavia, dalla quale è però bandito. La sua linea politica è fortemente nazionalista e anti-ungherese, il che lo ha portato in contrasto con Viktor Orbán, nonostante la vicinanza ideologica. L’ingresso di AUR in ECR ha infatti reso ancora più improbabile un’alleanza tra Meloni e il premier ungherese. Sul fronte della politica estera, Simion si è distinto per posizioni apertamente anti-ucraino e in passato è stato accusato più volte di spionaggio filo-russo. L’influenza di Mosca, secondo molti analisti, è stata decisiva per l’annullamento del primo turno delle presidenziali e per l’esclusione di Georgescu, che si era classificato primo, mentre Simion era arrivato solo quarto. L’eliminazione di Georgescu e Sosoaca ha acceso un clima politico già teso, alimentando teorie cospirative tra i sostenitori dell’ultradestra. Allo stesso tempo, però, il blocco europeista si è mobilitato per contrastare questa deriva. Sabato, migliaia di persone sono scese in piazza a Bucarest per esprimere il loro sostegno all’Unione Europea e al candidato liberale Crin Antonescu, sostenuto da centrodestra e centrosinistra. Le presidenziali romene si stanno quindi trasformando in un referendum sul futuro del Paese: da un lato, chi vuole mantenere saldo il legame con Bruxelles; dall’altro, chi guarda con favore ai modelli di Slovacchia e Ungheria, segnati da un crescente euroscetticismo e dall’avanzata delle destre nazionaliste.


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