Premierato, bagarre in Senato: martedì c’è il voto finale
Lo scontro da campagna elettorale ormai è alle spalle, ma la battaglia politica tra maggioranza e opposizione continua, o meglio ricomincia, in Parlamento, perché ieri in Senato ha rifatto la sua comparsa l’articolo 5 del ddl Casellati, quel provvedimento che rappresenta il fulcro della riforma sul premierato, in quanto è proprio l’articolo in questione a contenere il principio dell’elezione diretta del presidente del Consiglio.
Il voto è avvenuto per alzata di mano: a favore hanno votato i gruppi di maggioranza, mentre le opposizioni hanno abbandonato l’aula per protesta, con tanto di sospensione della seduta, brandendo cartelli con su scritto “Parlamentarmente”, “A me no”, ma anche “Bavaglio alla democrazia”. Una levata di scudi che ha una doppia motivazione: la prima riguarda il testo, che non dice come verrà eletto il Presidente del Consiglio rinviando ad una successiva legge ordinaria; la seconda, sui tempi “contingentati”.
Le opposizioni hanno esaurito le ore loro concesse e i capigruppo hanno chiesto che venisse concesso ulteriore tempo. Quando mancavano cinque emendamenti alla fine dell’articolo 5 il capogruppo dem Boccia ha chiesto la convocazione di una capigruppo urgente per affrontare la richiesta, ma la vicepresidente Ronzulli ha replicato dicendo che la capigruppo era già convocata per le 13 e che in quella sede si sarebbe affrontata la questione.
A quel punto, la protesta ha portato alla sospensione, ma la time-line rimane la stessa: martedì 18 giugno al Senato ci sarà il voto finale della riforma sul premierato. Provvedimento a dir poco contestato, con tanto di accuse al Governo di “mettere in pericolo la democrazia”. Ma cosa contiene l’articolo 5 ? Questo va a sostituire l’articolo 92 della Costituzione e stabilisce che il presidente del Consiglio possa essere eletto per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi.
Prevede che le elezioni delle Camere e del presidente del Consiglio abbiano luogo contestualmente, ma si rinvia alla legge elettorale la disciplina del sistema per l’elezione delle Camere e del presidente del Consiglio. Inoltre, si prevede l’assegnazione di un premio su base nazionale che garantisca, in ciascuna delle Camere, una maggioranza dei seggi alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio eletto. In base all’ultimo comma del nuovo articolo 92, il Presidente della Repubblica conferisce l’incarico di formare il governo al presidente del Consiglio eletto e, su proposta di quest’ultimo, nomina e revoca i ministri.
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