Economia

Powell annuncia la fine dell’era dei tassi alti

di Giovanni Vasso -

Jerome Powell


Se lo dice lui c’è da credergli, eccome: Jerome Powell, governatore della Fed, annuncia che è finita l’era dei tassi alti. Il capo della banca centrale Usa ha spiegato, nel discorso programmatico che ha tenuto a Jackson Hole, nel Wyoming, al ritiro annuale della Fed, che “è giunto il momento di adeguare la politica monetaria”. Certo, non accadrà da un giorno all’altro: “La direzione di marcia è chiara e i tempi e il ritmo dei tagli dei tassi dipenderanno dai dati in arrivo, dalle prospettive in evoluzione e dall’equilibrio dei rischi”, ha spiegato Powell utilizzando parole che stanno dando ossigeno e speranze ai mercati di tutto il mondo. Frasi che hanno scatenato l’ottimismo che, dalle Borse statunitensi, è dilagato, come un contagio irrefrenabile, su quelle di tutto il mondo. Già, perché gli Stati Uniti hanno deciso di scrivere la parola fine all’era recessiva sul costo del denaro e ciò vuol dire che anche l’Europa seguirà, a ruota, l’indicazione, tra molte virgolette, che arriva da Oltreoceano. Non è un mistero, infatti, che la Bce aveva deciso di combattere l’inflazione alta utilizzando le stesse armi adottate dalla Fed. Nonostante fosse chiaro che le cause alla base del medesimo effetto fossero evidentemente diverse. Ma tant’è. La strategia è stata quella con le conseguenze che, in questi mesi, abbiamo visto e verificato talora sulla nostra pelle. La riunione del board della Bce è fissata per il 18 settembre prossimo e tutti ormai si aspettano un nuovo taglio dei tassi dopo quello di giugno. Le parole di Powell rafforzano le speranze di chi sogna un ritorno a quote più normali, per citare il cantante, del costo del denaro. Che, tenuto tanto alto e in territorio recessivo, ha spinto l’Europa a rischiare la recessione. Con in testa la Germania che è dentro una crisi come non se ne vedevano da anni per Berlino.

Le parole di Jerome Powell, inoltre, potranno alimentare (anche) il dibattito politico elettorale americano. Non è un mistero che l’attuale governatore della Fed rischi il posto casomai dovesse tornare alla Casa Bianca Donald Trump. Il tycoon non ha mai nascosto di non stimare l’economista che si trova al vertice della Fed e ha aspramente criticato ogni sua mossa. Arrivando a bollarlo come un mero esecutore delle volontà del partito democratico. Che, peraltro, nonostante la scintillante convention di Chicago, non crede granché alle chances di Kamala Harris le cui politiche economiche non costituirebbero di certo il libro dei desideri delle aziende americane. Ma questa è un’altra storia. Tutta politica.


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