Economia

Sorpresa: aumenta il potere d’acquisto delle famiglie

di Giovanni Vasso -

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È aumentato il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Lo certifica l’Istat secondo cui, nel primo trimestre di quest’anno, il saldo tra l’aumento del reddito e quello pur lieve dei prezzi al consumo è in positivo portando in dote ai cittadini il 3,3% di capacità di spesa in più. Un’ottima notizia che fa il paio con quelle che arrivano sul fronte occupazione ma vengono contemperate dall’aumento della pressione fiscale.

Gli analisti Istat hanno messo nero su bianco, sul conto trimestre per l’inizio del 2024, che il reddito nominale delle famiglie è salito del 3,5% a fronte di un aumento sostanziale dei prezzi stimato nello 0,2%. Il risultato è aritmetico: le famiglie italiane dispongono di un potere d’acquisto superiore del 3,3% rispetto ai tre mesi precedenti. Un fatto che ha indotto i cittadini italiani a tornare a fare ciò che riuscivano (fino a qualche anno fa) a far meglio: cioè a risparmiare. Le famiglie hanno ripreso a mettere qualcosa da parte dopo mesi e mesi passati ad erodere gruzzoletti ed economie, a rompere salvadanai per pagare le bollette impazzite o per fare la spesa. Secondo l’Istat, l’aumento della propensione al risparmio è stimabile nel 2,6%. In totale, rispetto agli ultimi tre mesi del 2023, il 9,5% delle famiglie è tornata a mettere qualcosa da parte. Del resto, le ferite legate alla crisi energetica e, prima ancora, ai disastri dovuti alla gestione economica della pandemia Covid, sono ancora troppo fresche per sperare che le famiglie, già alle prese con mutui resi impossibili dalla politica ultrarigorista sui tassi voluta dalla Bce, riprendessero a consumare alla grandissima.

Contestualmente, sono giunte notizie importanti sul fronte occupazione. Che a maggio, se si considera il trend mensile, è sostanzialmente stabile. Ma il dato, se messo a confronto con quello di un anno fa, è più che positivo. I dati dell’Istat confermano infatti che, rispetto al maggio 2023, gli occupati sono quasi mezzo milione in più (e per la precisione si tratta di 426mila unità lavorative in più) ma che rispetto ad aprile il loro numero risulta in leggera discesa con una diminuzione, rispetto ad aprile, di 17mila unità. Il numero degli occupati, pertanto, si attesta a poco meno di 24 milioni, 23 milioni 954mila, e risulta superiore di 462mila unità a quello di maggio 2023, anche per effetto dell’incremento di 498mila dipendenti permanenti e di 42mila autonomi e della diminuzione di 77mila dipendenti a termine. Su base mensile il tasso di occupazione scende al 62,2%. Contestualmente, rispetto ad aprile, la disoccupazione rimane sostanzialmente stabile al 6,8%; resta troppo alta giovanile che si attesta al 20,5% mentre cresce il numero degli inattivi al 33,1%.

Una notizia meno entusiasmante arriva dal fronte della pressione fiscale. Stando agli analisti Istat, infatti, nel primo trimestre del 2024 s’è attestata al 37,1%. Un aumento che, rispetto al primo trimestre di un anno fa, è da valutare nell’ordine del +0,8%.

Numeri e dati che confortano la premier Giorgia Meloni che, in un messaggio inviato ieri all’assemblea annuale dell’Ania, l’associazione nazionale delle imprese assicuratrici, ha gonfiato il petto d’orgoglio: “L’economia italiana sta crescendo più di altre Nazioni europee, nonostante il rallentamento dell’economia mondiale e la delicata situazione internazionale. I dati macroeconomici nazionali sono positivi e l’andamento di alcuni indicatori, dalla crescita dell’occupazione all’aumento degli investimenti, rappresentano importanti segnali di fiducia nel futuro della nostra economia”. E ancora: “Il governo è determinato a valorizzare questi segnali, e a darne continuità. Intendiamo farlo con la stessa visione che ha orientato la nostra azione in questo anno e mezzo, e che ha dimostrato di ottenere risultati significativi: non è lo Stato a creare ricchezza e occupazione, spetta alle imprese e ai loro lavoratori farlo, ma è compito dello Stato costruire l’ambiente più favorevole possibile a chi fa impresa”.


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