Ci sono meno posti vuoti nelle aziende italiane. Anche se ciò non vuol dire che il problema del mismatch tra la domanda e l’offerta di lavoro si sia già sanato. I dati dell’Istat rivelano che nel secondo trimestre il tasso di posti vacanti destagionalizzato, per il totale delle imprese con dipendenti, è diminuito di 0,1 punti percentuali rispetto al livello del trimestre precedente. Oggi si attesta al 2%. A trascinare il trend verso il basso è stata l’industria dove s’è registrata una variazione negativa di 0,2 punti percentuali. Contestualmente, però, nei servizi aumentano i posti a disposizione nella misura dello 0,1%. Per le imprese con almeno dieci dipendenti il tasso di posti vacanti rimane fermo all’1,7 per cento. Insomma, le ricerche di nuovi lavoratori da parte delle imprese scendono lievemente ma resta ancora un 2 per cento di posti liberi perché i titolari non hanno ancora trovato profili ritenuti adatti ai compiti e alle mansioni previste. Il tema del mismatch resta uno degli argomenti caldi dell’economia italiana. È il divario di competenze che c’è tra chi, come le aziende, un lavoro lo offre e chi, invece, cerca nuovi posti di impiego. Nei giorni scorsi Confartigianato aveva lanciato un inquietante allarme secondo cui la transizione digitale delle aziende italiane, a causa della ricerca (finora frustrante e senza frutti) di esperti digitali, sarebbe stata addirittura a rischio. Con il pericolo di trascinare fuori dal mercato decine e decine di imprese, specialmente di piccole dimensioni, che non hanno ancora completato il loro passaggio al web o non riescono ancora ad accedere ai vantaggi garantiti dall’hi tech.