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Pizza, pizzae, pizzam: ecco l’antenata della margherita in un affresco di Pompei

di Redazione -


Sembra una pizza, quello che si vede su un dipinto pompeiano di ben 2.000 anni fa, ma ovviamente non può essere la margherita napoletana come la conosciamo noi, dato che mancavano alcuni degli ingredienti più caratteristici: pomodoro e mozzarella. Tuttavia, come risulta da una prima analisi iconografica di un affresco con natura morta, emerso in questi giorni nell’ambito dei nuovi scavi nell’insula 10 della Regio IX a Pompei, ciò che era rappresentato sulla parete di un’antica casa pompeiana potrebbe essere un lontano antenato della pietanza moderna, elevata a patrimonio dell’umanità nel 2017 in quanto “arte tradizionale del pizzaiuolo napoletana”.

Come spiegano gli archeologi del Parco Archeologico di Pompei, si suppone che accanto a un calice di vino, posato su un vassoio di argento, sia raffigurata una focaccia di forma piatta che funge da supporto per frutti vari (individuabili un melograno e forse un dattero), condita con spezie o forse piuttosto con un tipo di pesto (moretum in latino), indicato da puntini color giallastro e ocra.

Questo tipo di rappresentazioni, note anticamente con il nome xenia, prendevano spunto dai “doni ospitali” che si offrivano agli ospiti secondo una tradizione greca, risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.). Dalle città vesuviane si conoscono circa trecento di queste raffigurazioni, che spesso alludono anche alla sfera sacra, oltre a quella dell’ospitalità, senza che tra le attestazioni rinvenute finora ci sia un confronto puntuale per l’affresco recentemente scoperto, che colpisce anche per la sua notevole qualità di esecuzione. E ovviamente per la presenza dell’antenata della pizza.

“Pompei non finisce mai di stupire, è uno scrigno che rivela sempre nuovi tesori – afferma il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano – Al di là della questione di merito su cui parleranno gli studiosi, va sottolineato il valore globale di questo sito al quale stiamo dedicando le nostre cure, con la chiusura del Grande Progetto Pompei ma anche con l’avvio di nuove iniziative.


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