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Pirlo, De Rossi e gli altri: com’è dura la vita in panchina per i campioni del 2006

di Giovanni Vasso -

ANDREA PIRLO


Sul campo, una generazione di fenomeni. In panchina, un po’ meno. È dura, durissima, la vita da grandi per i campioni azzurri di Germania ’06. Andrea Pirlo, tra i simboli di quella Nazionale fantastica che riscattò il calcio italiano in uno dei momenti più critici per la nostra storia sportiva, ora ripartirà dalla Sampdoria. Dopo l’esperienza da rivedere con la Juventus, all’ex Maestro del centrocampo è toccata una stagione incolore alla guida dei turchi del Fatih Garamuruk di Viviano, Bertolacci, Ljalic e Borini, classificatosi settimo (e fuori dalle coppe europee) in Superlig.

La scelta di Andrea Pirlo non è banale. Ripartire dalla Samp, ricominciare dalla B e da un ambiente che si aspetta una riscossa dopo le vicende societarie e calcistiche che hanno caratterizzato una delle peggiori annate che gli aficionados della Doria ricordino.

Pirlo non è l’unico campione di quella Nazionale che cerca riscatto. Due totem di quella squadra sono incappati, quest’anno, in delusioni cocentissime. Fabio Cannavaro e Daniele De Rossi, alla guida di Benevento e Spal, sono partiti per vincere (o quantomeno recitare una parte da protagonisti) e sono finiti tutti e due esonerati e coinvolti in due drammatiche retrocessioni. In Campania, Cannavaro (che era stato accostato, a inizio stagione, anche alla Salernitana in A) è stato sollevato dalla guida della squadra dopo cinque mesi. Era subentrato alla guida della squadra a settembre, sostituendo Pasquale Foggia. In diciassette partite, ha colto solo tre vittorie. L’ultima sconfitta, patita contro il Venezia, gli è costata il posto. Il Benevento, però, affidato alle cure di Roberto Stellone prima e di Andrea Agostinelli poi, non è riuscito a scampare la retrocessione in C.

Ringhio d’Arabia, Gattuso verso la panchina dell’Al Hilal

A Ferrara, invece, Daniele De Rossi è arrivato ad ottobre, sostituendo l’allenatore Venturato. Ha lasciato il ruolo di assistente tecnico al ct della Nazionale Roberto Mancini per “mettersi in proprio”. Joe Tacopina, patron del club estense, puntava fortissimo su di lui. Ma l’esperienza spallina si è conclusa nel breve volgere di tre mesi.  Come Cannavaro, anche lui è riuscito a raggranellare appena tre vittorie in 17 gare. E anche a De Rossi è stata fatale la sconfitta patita contro il Venezia. De Rossi se ne è andato sbattendo la porta. Accusando la società di aver disatteso le sue indicazioni in fase di mercato. A Ferrara, però, era arrivato “solo per lui” anche Radja Nainggolan. A prenderne il posto, è stato un altro ex campione del mondo azzurro, Massimo Oddo. Che, però, non è riuscito a dare una sterzata al campionato dei biancazzurri. La Spal, a fine campionato, non ha centrato la salvezza. Ed è mestamente tornata in terza serie.

Intanto, Alessandro Nesta ha appena firmato con la Reggiana. E sogna, ripartendo da qui, di ripetere i fasti di Carlo Ancellotti che ha cominciato la sua lunga e vittoriosa carriera da mister proprio coi granata emiliani. Rino Gattuso, invece, se n’è andato in Arabia Saudita. Ha detto sì all’Al Hilal. Filippo Inzaghi, vede solo da lontano le grandi imprese (sfumate) del fratello “interista” Simone che è giunto a contendersi la Champions League, in finale, con il Manchester City di Pep Guardiola. Quest’anno ha traghettato l’ambiziosa ma problematica Reggina, intanto ha annunciato che l’anno prossimo si sposerà. È chiamato, invece, a confermarsi Fabio Grosso. Che, dopo aver conquistato la promozione con il Frosinone (dove ha sostituito proprio Nesta), vedrà la Serie A.


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