Il nuovo piano auto Ue che non convince a nessuno
Come al solito quando si parla di Europa la montagna sembra aver partorito il topolino: a nessuno piace, davvero, il nuovo piano per l’auto proposto dalla Commissione Ue. Non c’è alcun rinvio del ban al motore termico, che resta saldo al 2035 con una seppur timida apertura agli e-fuels che tanto piacciono alle case automobilistiche tedesche. C’è quello che già aveva annunciato Ursula von der Leyen ossia la decisione di spalmare in tre anni gli obiettivi sulle riduzioni delle emissioni che riesce a evitare, almeno per un po’, la stangata delle multe green ai produttori. Il commissario Ue ai trasporti Apostolos Tzitzikostas non ha “tempo da perdere” e ha annunciato che “la revisione della legislazione sugli standard sulle emissioni di CO2 avrà luogo nel terzo e quarto trimestre del 2025 anziché nel 2026”. E dunque: “Gli standard sulle emissioni in Europa per le nuove auto e furgoni forniscono certezza a lungo termine per gli investitori, quindi rimangono, ma dobbiamo anche essere pragmatici, quindi invece della conformità annuale, le aziende avranno eccezionalmente tre anni, 2025, 2026 e 2027 combinati per conformarsi agli obiettivi”. Ma il problema è (anche se non soprattutto) nel fatto che non si riescano a vendere abbastanza auto elettriche perché il mercato non le vuole. L’Ue però ha deciso di mettere in sicurezza la supply chain per le batterie elettriche investendo 1,8 miliardi. Un altro miliardo, invece, andrà ai progetti di ricerca pubblico-privati per i veicoli a guida autonoma, con i relativi sistemi di intelligenza artificiale. Per tentare di ravvivare un mercato fermo, l’Ue punterà agli incentivi destinati ai consumatori.
Il piano auto dell’Ue non piace a nessuno. I socialisti contestano le proroghe: “La Commissione europea sta mettendo a rischio la nostra industria automobilistica, i nostri posti di lavoro e un pianeta vivibile concedendo proroghe alle case automobilistiche in ritardo. Mentre la Cina corre avanti nei veicoli elettrici, l’Europa rischia di restare indietro. Abbiamo bisogno di innovazione, non di stagnazione”. I popolari deplorano il poco coraggio: “Ci aspettavamo molto di più sui motori termici e speravamo in un chiaro impegno a rivedere rapidamente il divieto di motori a combustione interna. Invece, rimane vago e non impegnativo”, ha dichiarato Jens Gieseke, esponente Ppe e negoziatore sul dossier auto.
Scettico anche il gruppo dei Patrioti, il capodelegazione della Lega Paolo Borchia tuona: “Il piano Ue per l’automotive è insufficiente. A dispetto di poche aperture come il rinvio delle multe e qualche annuncio di facciata, permangono gravi lacune denunciate da tempo dalla Lega, a cominciare dall’eccessiva enfasi sull’elettrico a discapito della neutralità tecnologica. Agli investimenti per le infrastrutture di ricarica non viene specificata una altrettanta attenzione per le alternative carbon-neutral come biocarburanti, che sono fondamentali per l’industria italiana. Inspiegabile che, a dispetto del calo nelle vendite di EV e della domanda debole, l’Ue continui a insistere sull’elettrificazione, peraltro con un approccio che punta solo sull’urbano dimenticandosi delle aree periferiche e rurali”. E quindi: “Emerge una mancanza di chiarezza e ambizione nella revisione normativa, con il rischio di multe e sanzioni penalizzanti per i costruttori, senza alcuna soluzione o incentivo per il trasporto pesante. Con la solita iper-regolamentazione di Bruxelles, il piano si basa su sussidi e alleanze senza proteggere adeguatamente i produttori europei dalla concorrenza cinese, senza attenzione ai piccoli attori della filiera, e si rivela una del tutto inadeguata risposta alle sfide di competitività globale. Davvero questo documento risponde alle reali preoccupazioni dell’industria? Per noi è un no: se si vuole davvero difendere l’automotive, serve una radicale revisione, che ascolti in primis le esigenze del settore”.Torna alle notizie in home