Esteri

Un giornalista Usa si ritrova i piani di guerra in chat: Trump minimizza

di Giovanni Vasso -

Esterno di Capitol Hill alla vigilia dell'insediamento del neopresidente Donald Trump, Washington, 18 Gennaio 2017. ANSA/ CLAUDIO SALVALAGGIO


Un giornalista americano s’è ritrovato in chat i piani di guerra Usa per attaccare lo Yemen. Il caso solleva un polverone politico senza precedenti. La Casa Bianca, però, tenta di minimizzare l’accaduto. Il protagonista dell’episodio è stato Jeffrey Goldberg, giornalista, anzi direttore, della rivista Atlantic. Che ha raccontato di essere stato a conoscenza dei piani americani contro lo Yemen ben prima degli altri. Non grazie a una speciale e azzeccata operazione sotto copertura: lo scoop gli è piovuto in testa, anzi sullo smartphone. Per errore, infatti, Goldberg era stato aggiunto a una chat su Signal in cui erano presenti, tra gli altri, il vicepresidente JD Vance, il consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz e il Segretario di Stato Pete Hegseth. All’interno del gruppo ristretto (ma evidentemente non troppo) era stato condiviso il documento che riportava l’imminente operazione americana contro i ribelli Houthi. Goldberg se l’è tenuto per sé fino a che l’attacco non è effettivamente avvenuto e, quindi, ne ha potuto parlare senza rischiare di divulgare segreti di Stato. Il lungo resoconto di Goldberg ha immediatamente fatto il giro del mondo. Ponendo un tema decisivo: possibile che informazioni tanto delicate possano rischiare di essere condivise con persone estranee a chi, quelle stesse informazioni, dovrebbe conoscerle e, nei limiti della legge e dei tempi, mantenerle segrete per la sicurezza di tutti? Possibile che un fatto del genere accada addirittura negli Stati Uniti?

Le repliche non si sono fatte attendere. Il segretario di Stato americano alla Difesa, Pete Hegseth, ha smentito seccamente l’accaduto bollando Goldberg come “un cosiddetto giornalista ingannevole e altamente screditato”. Hegseth ha negato che siano stati inviati in chat “messaggi di testo con piani di guerra” e per di più a un giornalista estraneo ai gruppi di lavoro Usa e ha seccamente chiuso la conversazione coi reporter che lo hanno intervistato mentre scendeva da un aereo alla Joint Base Pearl Harbor-Hickam alle Hawaii: “Questo è tutto ciò che ho da dire a riguardo”. La Casa Bianca, intanto, ha riconfermato piena fiducia nel consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz: “Come ha detto il presidente Trump, gli attacchi contro gli Houthi sono stati altamente efficaci e di successo. Il presidente Trump continua ad avere la massima fiducia nel suo team di sicurezza nazionale, incluso il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz”, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt.

I dem, però, non ci stanno. E, dopo settimane passate in silenzio, tornano all’attacco chiedendo l’apertura di un’indagine bipartisan sull’accaduto: “Questa è una delle violazioni più sbalorditive dell’intelligence militare di cui abbia letto da molto, molto tempo. Questo fiasco richiede un’indagine completa su come è successo, i danni che ha creato e come possiamo evitarlo in futuro”, ha tuonato il leader dem al Senato Chuck Schumer. Che ha chiamato in causa i rivali repubblicani: “Chiedo al leader Thune e ai miei colleghi repubblicani di lavorare subito con i democratici per avviare un’indagine completa sul motivo per cui queste operazioni militari sono state coordinate tramite un servizio di messaggistica non autorizzato invece che tramite canali di comunicazione sicuri, finanziati dai contribuenti”. Ma Thune non ha fretta: “Avremo un piano, il Senato scoprirà cosa è accaduto sul serio”.

Intanto per Donald Trump la vicenda va ridimensionata. Per il Presidente, difatti, “Michael Waltz ha imparato la lezione ed è una brava persona”. La cosa più importante, per Trump, è stata quella di sottolineare che “la presenza del giornalista non ha avuto alcun impatto sull’operazione militare” si è trattato, come ha riferito lo stesso tycoon alla Nbc, di “un’unica svista in due mesi, niente di serio”.


Torna alle notizie in home