Attualità

Pezzotto, piace a 4 italiani su 10. E le big tech non collaborano

di Angelo Vitale -


Pezzotto Italia è un Sistema che coinvolge e piace a quasi il 40% della popolazione adulta del nostro Paese. Ogni giorno dell’anno passato poco meno di 900mila atti di pirateria, una piovra amica di tanti italiani che brucia 2 miliardi e oltre 11mila posti di lavoro, producendo una perdita di Pil di oltre 800 milioni di euro.

Non solo sport (e non solo calcio): la pirateria audiovisiva invade ogni consumo culturale, a partire dal cinema e dalla musica. L’ha letta un rapporto Ipsos per Fipav, la Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali. Numeri che dicono un fenomeno sociale, oltre che una persistente insidia all’economia caratterizzata dall’illegalità e quindi dalla criminalità. Un pericolo che non è condiviso, c’è da riconoscere che è servito a poco il rimbrotto dello spot di Bobo Vieri, finora irriso, ogni volta, da quel 40% di italiani adulti che guardano manifestazioni sportive e film.

Nel 2023 sono calati leggermente la platea dei “pirati” cui piace il “pezzotto” e il numero totale degli atti illeciti ma il danno economico potenziale per le industrie dei contenuti e per il Sistema Paese è grave e cresce. Il 39% degli adulti italiani, secondo i dati Ipsos, ha commesso nel 2023 almeno un atto di pirateria: un’operazione che piace perché consente di fruire illecitamente di film, serie e fiction, programmi o sport live: 3 punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente, ma comunque 319 milioni di atti di pirateria contro i 345 milioni del 2022. Quattro italiani adulti su dieci hanno infatti compiuto nel 2023 almeno un atto di pirateria, specie per i film, ormai – per il calo della distribuzione nelle sale nonostante alcuni successi di punta – veicolati direttamente sulle piattaforme poi piratate.

I “pirati” fan del “pezzotto” hanno anche un identikit: under 35, prevalentemente occupati, di istruzione più alta rispetto alla popolazione italiana, geograficamente più concentrati al Sud e nelle isole. Sul versante “cinema” fanno “danni” a carico delle industrie dei contenuti audiovisivi per 767 milioni di euro. La pirateria sportiva è un pianeta indipendente: gli atti crescono rispetto al 2021, ma diminuiscono rispetto al 2022, superando i 36 milioni. Nel 2023 stimato un danno economico complessivo di 285 milioni. In generale, Ipsos valuta una perdita di fatturato per l’economia italiana pari a circa 2 miliardi di euro a causa della pirateria, che implica una perdita di Pil di circa 821 milioni di euro e una contrazione dei posti di lavoro pari a circa 11.200 unità.

Un reato? Ammette di saperlo il 79% dei “pirati” cui piace questo sistema, mentre il 47% degli italiani non è perfettamente consapevole “della gravità del fenomeno e del suo impatto sul mercato del lavoro o sul depauperamento della creatività e del talento, linfa vitale per l’industria audiovisiva e culturale italiana”, rileva Ipsos. Il suo presidente, Nando Pagnoncelli, auspica più sensibilizzazione, più vigilanza, più sanzioni. Ma – L’identità lo ha segnalato – finora le norme vigenti e i sistemi all’avanguardia per bloccare ed oscurare gli schermi dei “pirati” adottati dalle istituzioni nel nostro Paese si sono rivelati un’arma spuntata. E caratterizzata da imbarazzanti episodi di defaillance.

Da segnalare pure – lo fa Federico Bagnoli Rossi, presidente di Fapav – che è assente, in questa lotta al “pezzotto”, una indispensabile compliance. “Il tema – dice – è la responsabilità anche di quei grandi soggetti che favoriscono l’accesso ai contenuti illeciti, come i prestatori di servizi di accesso alla rete, i soggetti gestori di motori di ricerca e i fornitori di servizi della società dell’informazione. Questi soggetti sono obbligati dalla legge a adottare le misure tecnologiche e organizzative necessarie per rendere non fruibili da parte degli utilizzatori finali i contenuti diffusi abusivamente ma c’è ancora tanto lavoro da fare”. Quindi, compagnie dei servizi telefonici e big tech della Rete e del commercio online, interessate solo al core business. Pure loro per nulla sensibili al rimbrotto di Bobo Vieri ai “pirati” di Pezzotto Italia.


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