Economia

Pezzotto, quanto ci costi: il macigno dell’illegalità

di Giovanni Vasso -

Aveva trasformato la sua casa a Genzano, vicino a Roma, in una "boutique del falso" e utilizzava i social network per promuovere la vendita di capi ed accessori di abbigliamento che riproducevano modelli delle più affermate griffe di alta moda. Il responsabile, un uomo di nazionalità marocchina, è stato individuato e denunciato dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma che hanno sequestrato oltre 300 articoli contraffatti, Roma, 19 gennaio 2021. ANSA/US GDF +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++


Pezzotto, quanto ci costi. L’illegalità e la contraffazione impongono un prezzo pesantissimo all’economia italiana. Che un’indagine di Confcommercio ha stimato nella cifra monstre di 38,6 miliardi di euro. In pratica, più di una finanziaria. A pesare sul salatissimo conto finale sono le “voci di spesa” che pagano, e paghiamo, tutti. L’abusivismo commerciale costa 10,4 miliardi di euro quello nella ristorazione pesa per 7,5 miliardi, mentre il giro d’affari della contraffazione in senso stretto vale fino a 4,8 miliardi. Un po’ meno del taccheggio che pesa per 5,2 miliardi. Poi c’è la criminalità. Quella cyber, in grande ascesa, impone al settore del commercio un dazio da pagare stimato in 3,8 miliardi di euro mentre tutti gli altri costi legati ai fenomeni di delinquenza, dai furti alle rapine, dai ferimenti alle spese di difesa passando per le assicurazioni, ammontano a poco meno di 7 miliardi di euro, per la precisione 6,9 miliardi. Tutto ciò incide, in maniera pesante, sulla capacità del settore di assumere personale. Falsi, ladri, delinquenti e abusivi mettono a rischio qualcosa come 268mila posti di lavoro. In pratica, la popolazione di un’intera città di medie dimensioni.

Secondo l’ufficio studi di Confcommercio, che ha portato avanti la ricerca insieme a Format Research, c’è un problema che investe, innanzitutto, i consumatori. Già, perché almeno uno su quattro ha candidamente ammesso che, nel corso dell’ultimo anno, ha acquistato beni contraffatti o servizi piratati. Il settore maggiormente preso di mira è quello dell’abbigliamento (il 64,1% di chi ha acquistato roba falsa). Ciò che spinge i consumatori a scegliere di acquistare pezzotto è, innanzitutto, il costo. Per il 71,3% degli utenti si tratta di “fare un affare”. Percentuale che sale al 74,4% tra quelli che giustificano acquisti simili in nome delle condizioni economiche peggiorate. Ciò accade anche perché il 66,4% degli intervistati afferma di non sapere che, acquistando falsi o beni pirata, si può incorrere in sanzioni amministrative e, talora, salatissime come nel caso dei pezzotti tv.

A far da volano all’economia illegale è, naturalmente, internet. Anche perché i canali web, a prescindere, hanno conquistato un peso importante e cambiato profondamente le abitudini di acquisto degli italiani. Al punto che il 45,6% degli intervistati ammette di aver acquistato solo online. Ma la consapevolezza è in aumento. Per il 66,4% dei cittadini, infatti, si corre il rischio di andare incontro a qualche fregatura scegliendo di fare acquisti in rete, magari fidandosi di canali poco sicuri che mettono in vendita beni a prezzi irresistibili. Spesso e volentieri, come raccontano le cronache fin troppo spesso, dietro gli annunci di super-sconti ci sono delle vere e proprie truffe che mirano a impadronirsi dei dati degli utenti ingenui o, nel migliore dei casi, c’è chi promette di vendere ma, nonostante gli incassi, non spedirà mai i beni acquistati, almeno in teoria, da chi fa i pagamenti. La truffa oltre il pezzotto.

Tuttavia ci sono altre, e pericolose, dinamiche che impattano sul commercio e sull’economia italiana. C’è la criminalità. E se gli imprenditori temono di più i furti (30,4%), percepiscono come in aumento il fenomeno dell’usura (24,4%). La paura di finire nelle mani di qualche strozzino è un reale. E restituisce la fotografia di un settore in crisi (anche) a causa di peggiori condizioni di accesso al credito. Al Sud, il timore di finire stritolati nella morsa di pizzo o di usura sale fino a raggiungere il 25,6% di chi fa impresa. Tuttavia, la maggioranza dei commercianti è sicura: se finisse nel mirino del racket o dei cravattari, il 62,1% denuncerebbe. Ma il problema è che c’è un 27,1% di intervistati che non saprebbe nemmeno a chi rivolgersi. E ciò rappresenta un dramma.


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