Esteri

Pezeshkian promette un nuovo corso per l’Iran

di Ernesto Ferrante -


Il riformista Masoud Pezeshkian è il nuovo presidente dell’Iran. Al ballottaggio ha ottenuto il 53,7% dei voti, contro il 44,3% del conservatore Saeed Jalili.

“Tenderemo la mano dell’amicizia a tutti. Siamo tutti gente di questo Paese, c’è bisogno di tutti per il progresso di questo Paese”. Queste le sue prime parole. L’affluenza è stata vicina al 50%. Al primo turno si era fermata sotto il 40%. Il cardiochirurgo è nato il 29 settembre del 1954 a Mahabad, nella provincia dell’Azerbaigian occidentale. E’ di etnia azera come la Guida Suprema, Ali Khamenei. Migliaia di iraniani sono scesi per le strade di Teheran e di altre città per celebrare la vittoria del successore di Ebrahim Raisi, morto in un incidente di elicottero il 19 maggio scorso.

Molti attendono di vedere quali saranno le sue prime mosse, in particolare rispetto alle sanzioni, che non ha esitato a definire “un disastro” per l’economia. Il neo-presidente ha espresso in più occasioni la necessità di dialogare con l’Occidente per ottenere la loro revoca. Agli Esteri, ministero strategico, potrebbe tornare Mohammad Javad Zarif, rivelatosi un uomo di dialogo durante i negoziati che portarono alla nascita del Jcpoa (l’accordo sul nucleare). Masoud Pezeshkian ha annunciato un allentamento del rigido codice di abbigliamento sul velo ora stretto in Iran e maggiori libertà per i giovani, sostenendo che non esistono testi islamici che consentano alle autorità di arrestare le donne che non indossano l’hijab.

Un invito a continuare con le politiche seguite da Raisi, è arrivato dalla Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, nel suo messaggio di congratulazioni. “Raccomando al presidente eletto Pezeshkian di confidare in Dio misericordioso, guardare verso orizzonti lunghi e luminosi e continuare il cammino del martire Raisi. Dovrebbe sfruttare al meglio le ampie capacità e potenzialità del Paese, in particolare risorse come giovani, rivoluzionari e fedeli, per il conforto del popolo e il progresso del Paese”, ha affermato l’ayatollah, rimarcando il lavoro “brillante” della Repubblica islamica “nell’affrontare la furia artificiale del boicottaggio delle elezioni, che i nemici della nazione iraniana hanno lanciato per indurre alla disperazione”.


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