Cronaca

Caso Ramy, la perizia dei pm scagiona i carabinieri

di Cristiana Flaminio -


La perizia scagiona i carabinieri: chi era alla guida della gazzella che inseguiva il giovane Ramy Elgaml, la notte del 24 novembre scorso a Milano, frenò nella maniera “più energica possibile” per tentare di fermare la corsa della sua auto. Il documento è stato firmato dal consulente della Procura, l’ingegner Domenico Romaniello, che in 164 pagine ha condensato mesi di studi e analisi sulla dinamica dell’impatto in cui perse la vita il giovane egiziano. Secondo il consulente dei pubblici ministeri Marco Cirigliano e Giancarla Serafini, la tragedia si sarebbe potuta evitare solo se la distanza tra la gazzella dei carabinieri e lo scooter in sella al quale viaggiava Ramy fosse stata maggiore. Ciò, però, non mette in discussione l’operato dei militari che, anzi, frenarono più che poterono nel tentativo di evitare l’impatto e di fermare la loro auto nel pur poco spazio a disposizione. La perizia sottolinea inoltre che la vicenda costata la vita al 19enne Ramy Elgaml non è inquadrabile semplicemente come un “normale incidente stradale” bensì andrebbe ascritta a un’operazione di pubblica sicurezza. Una considerazione non banale perché fa entrare in gioco tutta una serie di regole imposte ai tutori dell’ordine nel caso di inseguimento tra veicoli. Regole che non sembra siano state infrante dai carabinieri in quanto il vicebrigadiere alla guida s’è trovato a far fronte a una “manovra improvvisa ed imprevedibile” del conducente della moto, Fares Bouzidi, che ha visto il “taglio della propria traiettoria”. Elementi che emergerebbero dalla “analisi cinematica e la visione dei video di sorveglianza”. La posizione del carabiniere, attualmente indagato per omicidio stradale in concorso, potrebbe modificarsi alla luce della consulenza.


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