Editoriale

Perché Zelensky è come Netanyahu

di Adolfo Spezzaferro -


L’Occidente è fortunato ma sta giocando letteralmente con il fuoco: nel caos generale di quella guerra mondiale a pezzi – come anni fa l’ha definita con una felice intuizione il Papa – e che oggi purtroppo è sempre meno frammentata, i “cattivi” stanno salvando i “buoni” dalla catastrofe. Grande è la confusione, anche per colpa di certa stampa troppo di parte e della propaganda che avvelena di fake news e di letture in malafede la realtà dei fatti, ma due accadimenti sono chiari a tutti (se così non fosse, proviamo a spiegarli noi). Il primo è che Zelensky ha invaso la Federazione Russa nel bel mezzo della guerra condotta da Mosca contro Kiev nel Donbass (guerra che va avanti da tanto, troppo tempo – ma questa è un’altra questione). Il secondo è che da qualche mese Israele sta cercando di estendere il conflitto a Gaza contro Hamas provando a coinvolgere i suoi nemici storici, a partire dall’Iran e da Hezbollah in Libano. Tel Aviv ha letteralmente ucciso sul nascere i possibili negoziati nella Striscia assassinando a Teheran il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh (dopo che aveva ucciso in Libano il comandante di Hezbollah Fuad Choukr), il tutto provocando l’inevitabile reazione dell’Iran, visto che ha violato la sua sovranità. Teheran dal canto suo ha dichiarato che se ci sarà una tregua a Gaza non attaccherà Israele. Il punto però non è se Teheran attaccherà o meno ma se il premier israeliano Bibi Netanyahu vorrà porre fine a quella guerra che lo sta tenendo lontano dai processi e dalla galera. Una situazione molto simile, pericolosamente analoga a quella in Ucraina: quando tutta l’attenzione era rivolta all’escalation in Medioriente, Zelensky ha invaso l’oblast di Kursk, in Russia, proprio dove la frontiera era più sguarnita e vulnerabile, con impiego di forze speciali, reparti iper addestrati, droni e missili Nato. Mentre c’è chi, come il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto, avverte che le armi Nato non devono essere usate per colpire obiettivi in Russia, c’è pure chi nell’Ue ritiene legittimo da parte di Zelensky di invadere l’invasore. C’è grande confusione, quindi. Ma, attenzione, anche in questo scenario è proprio il presidente russo Vladimir Putin che non ha (ancora) scatenato la terza guerra mondiale. L’attacco in territorio russo ha una portata politica e propagandistica indubbia anche se strategicamente non porta da nessuna parte. Però il mondo ha visto i soldati ucraini invadere la Russia quando tutti li davano per spacciati, prossimi alla sconfitta (in realtà è davvero così ma la demagogia è più potente dei missili, si sa). Alla luce dell’invasione di Kursk, ora gli analisti si producono in pronostici circa la caduta di Putin, la resa della Russia e altre baggianate di questo tenore. Il dato di fatto, lo ripetiamo, è che a fronte di due fatti molto gravi – uno contro l’Iran e Hezbollah da parte di Israele, e uno contro Mosca da parte di Kiev (grazie all’intelligence britannica e alla logistica e agli armamenti Nato) – Teheran e il Cremlino almeno finora non hanno raccolto la provocazione. L’Occidente è fortunato. Ma è anche molto, troppo avventato. Perché a conti fatti, in una ipotetica terza guerra mondiale (che noi continuiamo a ritenere uno scenario improbabile) accanto alla Russia e all’Iran ci sarebbero altre potenze nucleari, a partire dalla Cina. E non è detto che l’Occidente sarebbe favorito. Anzi.


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