Editoriale

Perché fa paura il sorriso di Biden

Fa gelare il sangue quel sorriso perfido del presidente Usa Joe Biden che alla domanda della cronista gira le spalle e se ne va, soffermandosi e voltandosi solo per sorridere. Fa tremare i polsi per due ragioni, almeno: gli Stati Uniti e quindi la Nato e quindi l’Occidente sono nelle mani di un anziano affetto da demenza con sprazzi di lucida cattiveria; un vecchietto così non può decidere tutto da solo e anzi ci pare legittimo che sia soltanto la faccia(ta) del vero potere profondo della plutocrazia a stelle e strisce. Non è un mistero che il modello di democrazia Usa è basato su una diretta correlazione tra soldi e rappresentanza. Nel senso che fai politica solo se sei ricco e se non lo sei rappresenti i cittadini solamente entro i limiti dettati da chi ti ha finanziato. D’altronde non è un mistero che il sistema politico Usa prevede le lobby, che in modo del tutto legittimo perseguono i loro interessi grazie alla rappresentanza politica. Biden non ha risposto perché la giornalista gli ha detto che il suo sfidante alla Casa Bianca Donald Trump, appena condannato per aver falsificato documenti aziendali, “si definisce un prigioniero politico e dà la colpa direttamente a lei, qual è la sua risposta?”. Il punto è questo: Trump è perseguitato dalla giustizia a orologeria perché in vantaggio nei sondaggi? Non sarebbe da complottisti ingenui e allocchi pensare che sia proprio così. I “poteri forti” dietro Biden vogliono fare fuori il tycoon repubblicano prima che venga rieletto perché è ricco di suo, meno ricattabile e con le mani più libere? In effetti, sulla politica estera il dem Biden e soci hanno una postura (che vorrebbero ancora) imperialista; Trump invece ha vinto le elezioni, la prima volta, perché ha messo gli interessi dell’America profonda prima di quelli del business legato all’”esportazione della democrazia”, alle guerre in giro nel mondo. Farà lo stesso se vincerà di nuovo le presidenziali? Lo speriamo bene.