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Per Marco Cappato a Firenze una nuova imputazione coatta per un suicidio assistito

di Giorgio Brescia -


Nuova imputazione coatta per Marco Cappato dopo quella del 2017 a Milano. La Giudice per le indagini preliminari di Firenze ha rigettato la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura della Repubblica e dalle difese degli indagati nel caso riguardante Massimiliano, il cittadino toscano 44enne affetto da sclerosi multipla aiutato a raggiungere la Svizzera per morire avvalendosi della pratica del suicidio assistito. La Gip ha disposto che il pubblico ministero, entro dieci giorni, formuli l’imputazione coatta a carico degli indagati – con Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese – che dovranno quindi affrontare un processo rischiando una pena da 5 a 12 anni di carcere.

La decisione della Gip stabilisce che, nonostante la Corte costituzionale abbia ampliato l’interpretazione del concetto di “trattamento di sostegno vitale”, Massimiliano non poteva essere considerato mantenuto in vita da un trattamento di sostegno vitale in quanto, come si legge nell’ordinanza, occorre la “necessità dello stretto collegamento con la natura vitale dei trattamenti di sostegno, al punto che la loro omissione o interruzione determinerebbe prevedibilmente la morte in un breve lasso di tempo”.

La Gip ha pure rilevato che, come stabilito nella sentenza 135 del 2024, la Corte costituzionale ha sottolineato la necessità di una valutazione da parte di una struttura pubblica del sistema sanitario nazionale. Secondo l’associazione Luca Coscioni, in tal modo “si nega l’equivalenza della verifica delle condizioni del paziente fatta in Svizzera rispetto a una verifica fatta in Italia”.

Tra i legali di Cappato, Lalli e Maltese l’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, precisa che secondo “la Gip non risulta che Massimiliano fosse dipendente da un trattamento di sostegno vitale, nemmeno secondo l’interpretazione estensiva della Corte con la sentenza 135 del 2024. Affronteremo il processo per difendere il diritto ad autodeterminarsi di Massimiliano e di tutte le persone nelle sue condizioni, la cui vita è totalmente dipendente da altri”.

Cappato, dal suo canto, ribadisce: “La nostra è stata un’azione di disobbedienza civile. Con Chiara Lalli e Felicetta Maltese ci eravamo autodenunciati perché eravamo, e siamo, pronti ad assumerci le nostre responsabilità, nel pieno rispetto delle decisioni della magistratura, e nella totale inerzia del Parlamento. Continueremo la nostra azione fino a quando non sarà pienamente garantito il diritto alla libertà di scelta fino alla fine della vita, superando anche le discriminazioni oggi in atto tra malati in situazioni diverse”.

Il prossimo 26 marzo – ricorda l’associazione Coscioni – si terrà una nuova udienza in Corte costituzionale, in cui i giudici dovranno esprimersi su altri due casi rilevanti: quello di Elena, una malata oncologica terminale, e quello di Romano, affetto da patologia neurodegenerativa che, come Massimiliano, richiedeva assistenza costante di terze persone per la sua sopravvivenza. Il 27 marzo, poi, ci sarà la riunione della Conferenza Stato-Regioni che ha all’ordine del giorno anche il tema del fine vita, dopo l’approvazione da parte del Consiglio regionale della Toscana della legge di iniziativa popolare dell’Associazione Luca Coscioni “Liberi subito”. Gallo e Cappato hanno chiesto ai presidenti di Regione e agli assessori alla Sanità di emanare un atto che recepisca a livello nazionale le regole approvate dalla Regione Toscana.


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