Economia

La pensione fa paura nel Paese che non fa più figli

di Giovanni Vasso -

Veduta esterna della sede Inps in piazza della Vittoria a Genova, in una foto d'archivio del primo marzo 2023. ANSA/LUCA ZENNARO (pensioni, previdenza, generiche, simbolica)


La pensione, come il lavoro, non è un affare da donne e il fatto che in Italia non si facciano figli ci avvicina, giorno dopo giorno, bilancio dopo bilancio, al punto di rottura. L’Inps ha pubblicato il rapporto annuale 2024 sugli assegni e sul mercato dell’occupazione oltre, chiaramente, ai numeri del bilancio 2023. Che, quest’anno, si chiude con un attivo (pari a poco più di due miliardi, per la precisione 2.063 milioni di euro) più risicato, se non addirittura più che dimezzato, rispetto a quello segnato nel 2022 (quando s’attestò oltre i 7,1 miliardi). Aumenta il valore del patrimonio netto Inps che si attesta poco sotto la soglia dei 30 miliardi (29,8 circa) a fronte dei 23,2 miliardi dell’anno precedente. Ma le cifre più interessanti vanno cercate altrove. Una su tutte, specialmente in questi giorni convulsi in cui si parla di manovra e tra Roma e Bruxelles dovranno essere decise le nuove strategie economiche che dovranno tener conto dei tagli alla spesa per riportare il bilancio dello Stato dentro i paletti imposti dal nuovo Patto di Stabilità. La spesa totale per le pensioni, riferiscono dall’Inps, è stata pari a circa 347 miliardi di euro. Ma siamo vicinissimi a un punto di non ritorno. “Lo scenario demografico attuale, caratterizzato dall’aumento dell’età media della popolazione, dal calo della fecondità e dalla riduzione della popolazione in età lavorativa, non compensati dall’immigrazione, sta determinando un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti”: in pratica ci avviciniamo sempre di più a uno scenario, già avveratosi in tante realtà territoriali, di un’Italia in cui i lavoratori attivi sono meno dei pensionati. Il presidente. Gabriele Fava, ha ipotizzato che nel 2050 il 35% della popolazione italiana sarà over 65. Insomma, un disastro.

Ma allo stato attuale, il loro numero, che pure rimane alto, si attesta attorno ai 16 milioni. Tra di loro, un milione e mezzo di persone rappresentano la quota dei “nuovi” che hanno raggiunto l’età pensionabile l’anno scorso. Crollano le pensioni anticipate (-15,5%) per colpa (o merito, a seconda dei punti di vista) delle condizioni meno allettanti proposte a chi ne avrebbe pur avuto diritto con Quota 100. Il maggior numero di assegni va alle donne (8,4 milioni per la percentuale del 52%) ma per loro la pensione è molto più leggera rispetto agli uomini (che sono “solo” 7,8 milioni pari al 48% del totale) che intascano, invece, 194 miliardi di euro a fronte dei 153 corrisposti alle signore. Tuttavia la buona notizia è che le pensioni sono aumentate, per tutti, nella misura del 7,1% grazie alle misure di perequazione. Che, però, e questa è la cattiva notizia, non sono riuscite a tenere il passo con l’inflazione che, invece, nel 2023 s’è attestata oltre l’8%.

A proposito di lavoratori attivi, l’Inps ha riferito che la retribuzione media italiana è salita del 6,8% rispetto al pre-Covid attestandosi a 25.789 euro mentre gli iscritti Inps adesso sono 26,6 milioni in aumento di 300mila rispetto al 2022 e di un milione se il paragone lo si fa col 2019. Per le donne mantenere il lavoro dopo il primo figlio è un’impresa. Almeno due su dieci lasciano il posto, nel privato, con la chimera di trovare altro e, possibilmente, un posto migliore. Cosa che, invece, non accade ai padri. Eppure il tema della maternità è centrale proprio per la tenuta del sistema pensionistico. L’Inps ha ribadito di aver trasferito, con l’assegno unico, poco più di 18 miliardi di euro alle famiglie nel 2023 a fronte dei 13,2 miliardi pagati l’anno precedente. Le risorse trasferite alle famiglie con l’assegno unico, che ha razionalizzato le diverse prestazioni e agevolazioni per i figli a carico, sono state pari a 13,2 miliardi nei dieci mesi di erogazione del 2022, per salire a 18 miliardi in tutto il 2023 e gli importi medi per ciascun figlio sono passati da 147 euro del 2022 a 162 euro nel 2023 e a 175 euro nel 2024. Ma pare evidente che, forse, non basti ancora. Mancano i servizi base, specialmente al Sud. Mancano le certezze, manca una cultura del lavoro che agevoli le famiglie sul serio. Manca, forse, un po’ di coraggio ma, di sicuro, non si fanno figli perché l’Inps ha bisogno di chi, domani, pagherà i contributi e la pensione. Ed è questo il problema più grave.


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