Attualità

Passaporti facili, in Veneto stop alla “fabbrica degli oriundi”

di Ivano Tolettini -


Un paradosso. Più italiani all’estero che in patria. Fino a una settimana fa, prima che il governo emanasse il decreto legge che stoppa le cittadinanze facili, i potenziali connazionali che potevano ottenere il passaporto erano fra i 60 e gli 80 milioni, dunque molti di più di quelli che risiedono nella Repubblica. Franco Bertagnoli, commissario di Polizia in pensione e sindaco del piccolo Comune vicentino di Tonezza, buen retiro dell’ex presidente del Consiglio Mariano Rumor, plaude all’iniziativa dell’esecutivo che limita le cittadinanze facili. “Anche da noi la situazione rischiava di sfuggire di mano – spiega – perché a fronte di 500 residenti, avevamo decine di richieste di cittadinanza che oltre a intasare l’anagrafe, risultavano strane. Perciò bene hanno fatto il ministro Antonio Tajani e la premier Giorgia Meloni a intervenire”. Il Veneto è la regione con il maggior numero di richieste di cittadinanza, con un clamoroso dato in Tribunale a Venezia, dove ci sono quasi 20 mila ricorsi pendenti. La maggior parte dei quali, adesso, è destinata al macero. “C’era bisogno di questo provvedimento – analizza l’avvocato Pierantonio Zanettin (nella foto), senatore vicentino di Forza Italia, già componente del Csm – perché con la precedente legge avevamo un clamoroso turismo di cittadinanza. Bastava avere un antenato morto in Italia dopo il 1861 per chiedere il passaporto, che poi si utilizzava anche per recarsi per lavoro in giro per il mondo, pensiamo agli Stati Uniti, dove era più facile ottenere il visto”. Attorno agli oriundi italiani nel mondo girava un business stimato in oltre 600 milioni di euro, dato che per ottenere la cittadinanza, pensiamo per gli Stati Uniti, si spendevano dai 5 mila ai 30 mila euro, e c’era chi ne aveva fatto un’impresa multinazionale, del tutto lecita, come lo studio legale Permunian di Rovigo, che aveva aperto uffici oltre che in Veneto, anche in Croazia e India, con 420 collaboratori e un giro d’affari milionario. Dopo il decreto legge Fabrizio Permunian ha annunciato il blocco di 12 mila pratiche e la cassa integrazione per i dipendenti. “Non possiamo più proseguire – annuncia ai cronisti – possiamo solo pagare gli stipendi e chiedere gli ammortizzatori sociali”. Il caso Rovigo è stato segnalato in Prefettura e al Consiglio nazionale forense dal senatore Zanettin, per le valutazioni di specie. “La verità – osserva il parlamentare di FI – è che c’era un pericolo di frodi come è stato messo in luce da un caso a Caracas, in Venezuala, con il capostipite che si proclamava italiano di una famiglia libanese. Si è dovuto procedere a numerosi disconoscimenti”. Accadeva che immigrati di quinta o sesta generazione ottenevano il documento senza avere più alcun legame con l’Italia. Che senso aveva? “Tanto più – spiega Zanettin – che c’erano costi elettorali perché si assisteva a una proliferazioni di italiani residenti all’estero che potevano votare, con la crescita esponenziale di una rappresentanza di fatto fittizia. Era possibile tollerarlo? La stretta del governo la trovo giustificata, poiché ritengo più stringente il confronto sullo ius scholae, quello sì un provvedimento attuale che ha un significato sociale”. D’ora in poi il diritto di cittadinanza sarà garantito a chi ha un genitore o un nonno nato in Italia e si eviteranno situazioni imbarazzanti, come nel caso del fuoriclasse argentino Messi e di tanti altri calciatori, che avevano avi fino alla sesta generazione. Del resto, l’Argentina è costituita per metà dei suoi 45 milioni di abitanti da discendenti italiani. E anche il Brasile non è da meno. Non stupisce che nel 2024, quando scoppiò il caso oriundi, finirono nel mirino dell’autorità giudiziaria agenzie specializzate e vigili urbani che avrebbero facilitato tra il 2018 e il 2022 il rilascio dei documenti. Il decreto legge pone il freno alla “fabbrica” dei passaporti con un giro d’affari che il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin, altro Comune bersagliato dalle richieste, ha stimato in centinaia di milioni di euro. “La stretta ci voleva, altroché – conclude il sindaco Bertagnoli -, perché se da un lato capisco le comunità degli italiani all’estero che si battono per preservare il legame di sangue con la madrepatria, è altrettanto vero che c’erano troppi individui che facevano i furbi e con i passaporti facili alimentavano un giro affaristico cui era doveroso dire basta. Bisogna amministrare i piccoli Comuni per comprendere che cosa significassero queste richieste da parte di gruppi di persone che non si sapeva chi fossero e che, di fatto, potevano alterare le liste elettorali”.


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