Attualità

Parolisi torna libero e continua a mentire: “Ho tradito Melania ma non l’ho uccisa”

di Rita Cavallaro -


“Ho tradito Melania ma non l’ho uccisa, con Ludovica era solo una scappatella”. Salvatore Parolisi continua a mentire, a negare ogni responsabilità nell’uccisione di sua moglie Melania Rea, ammazzata il 18 aprile 2011 a Colle San Marco, in provincia di Ascoli Piceno. Camicia bianca, tracolla in spalla e quella solita maschera da bravo ragazzo, come quando andava a piangere in tv perché qualcuno aveva ucciso la sua Melania. Nonostante sia ritenuto un detenuto modello nel carcere di Bollate, dove il caporal maggiore dell’Esercito sta scontando la sua condanna a vent’anni per l’assassino della consorte, il suo percorso riabilitativo sembra lontano dall’essere portato a compimento. Perché tra gli obiettivi della rieducazione dovrebbe esserci quello dell’accettazione della condanna che presuppone, di conseguenza, l’ammissione delle proprie responsabilità. E dopo dodici anni di reclusione l’atteggiamento di Parolisi, che da carnefice ha recitato sempre la parte della vittima, non appare molto cambiato, davanti alle telecamere di “Chi l’ha visto?”, il programma di RaiTre condotto da Federica Sciarelli. La troupe ha intercettato Parolisi fuori dal penitenziario, mentre camminava come un uomo libero qualunque. Ha infatti cominciato a usufruire dei permessi premio previsti dalla legge, in virtù del fatto che il militare è considerato un detenuto modello, che lavora come centralista e durante il suo percorso non ha mai mostrato comportamenti inappropriati, anzi ha intrapreso un corso di laurea in Giurisprudenza, con il desiderio di diventare avvocato.

E davanti alla telecamere ha sfoggiato le sue doti affabulatorie da avvocato provetto, mettendo in scena una difesa che contrasta con le tre sentenze di condanna quale assassino di Melania e con il fine rieducativo della detenzione. “Ho tradito Melania, l’ho tradita più volte, ma non l’ho uccisa”, sono state le sue prime parole dopo dodici anni di silenzi, aggiungendo che con l’amante Ludovica, la soldatessa con cui aveva una relazione extraconiugale, “era solo una scappatella”. Alla domanda della giornalista, che gli chiedeva se fosse in permesso premio, Parolisi si è lamentato sottolineando che “ho avuto un permesso premio di 12 ore dopo 12 anni”. E ha piagnucolato: “Sarà dura con il mio nome, c’è chi ha pregiudizi, chi no. Se trovassi un lavoro potrei uscire, ma chi me lo dà un lavoro, appena sentono il mio nome scappano”. Parole che hanno suscitato critiche e riaperto il dolore della famiglia Rea, che ormai da tempo combatte contro la possibilità che al caporal maggiore vengano riconosciuti sconti di pena. Una famiglia che non ha mai perdonato Salvatore per quello che ha fatto a Melania, vittima di un castello di bugie e tradimenti costruito dal militare che portava avanti una doppia vita: marito e padre devoto con i Rea, single e pronto a impegnarsi seriamente con la sua amante Ludovica. E quando Parolisi non è stato più in grado di recitare due parti in commedia, ha messo in atto la tragedia, scegliendo di uccidere sua moglie, diventata un ostacolo alla sua felicità, e di rendere orfana di madre la figlia Vittoria, all’epoca di soli 18 mesi.

Quel terribile 18 aprile 2011 Parolisi andò con la povera Melania nel bosco di Ripe di Civitella e la uccise con 35 coltellate, accanendosi sul cadavere seminudo per sviare le indagini. Poi denunciò la scomparsa della donna, depistando prima le ricerche e in seguito l’inchiesta per omicidio. Quando i messaggi su Facebook e le intercettazioni portarono alla luce la relazione con Ludovica, il cerchio si strinse attorno al marito, inchiodato dall’ultimo bacio, quello della morte, che aveva dato a Melania. In primo grado fu condannato all’ergastolo, ma caduta l’aggravante della crudeltà la pena è stata fissata a vent’anni.


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