Paolo Rossi, i luoghi della natura e quell’obiettivo rubato all’agricoltura
Paolo Rossi ha 39 anni. Di famiglia contadina, da anni ha deciso di dedicare la sua vita alla natura. Per lui non una frase fatta. Diplomato in Agraria con una tesi sul ritorno del lupo nell’Appennino Ligure, dal 2010 è fotografo documentarista di fauna selvatica. “Paolo è un fotografo rubato all’agricoltura ma quest’ultima, credo, non ne risentirà”, ha scritto sul sito web paorossi.it, Davide Torri, dell’ Associazione Gente di Montagna.
Da allora molti libri e film, spesso presentati nei più importanti appuntamenti dedicati alle pellicola sull’ambiente. Quest’anno, da mesi, il progetto con Nicola Rebora – entrambi si definiscono con immediatezza “fotografi dei lupi” – dedicato al gatto selvatico. “Un animale elusivo – racconta Paolo -: basti dire che se in dodici anni avrò incrociato i lupi almeno un centinaio di volte, in cinque anni non mi è mai capitato di incontrare un gatto selvatico”. Però Paolo, con Nicola, li fotografa e li riprende con videotrappole, camere nascoste e non invasive che ne segnalano il passaggio in Liguria, ove già due anni fa un loro libro ha certificato l’effettiva ed inequivocabile presenza di questo felino nell’entroterra.
Taccuino, penna, telecamera a infrarossi, macchina fotografica, teleobiettivo: questi gli strumenti di Paolo che, con Nicola, batte ogni giorno queste zone, fotografando e filmando gatti selvatici, lupi, martore, volpi “e gli straordinari ambienti naturali in cui essi vivono. Come sempre ci muoviamo tra i monti dell’Appennino delle Quattro Province (Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza, ndr), un labirinto di valli coperto da una fitta vegetazione, caratterizzato da versanti estremamente scoscesi dove il gatto selvatico sembra aver trovato il suo habitat ideale”.
Un’iniziativa che, proposta sulla piattaforma Produzioni da Basso, ha già raccolto più di quanto loro avevano deciso di puntare. Risorse e donazioni che verranno impegnate, come sempre, per la produzione del libro ma anche per la sua diffusione. Promozione che Paolo in questi anni ha imparato a fare negli stessi luoghi della natura, proponendo un ascolto che prevede escursioni ed appostamenti al tramonto, attendendo il passaggio degli animali.
L’occasione per raccontare una scelta di vita che condivide ritmi, silenzio ma anche rumori di posti ove si sente, nonostante questa intensa frequentazione, sempre un ospite. “Siamo contenti – ha scritto per lui sempre Torri – che abbia deciso di girare per le valli meno mainstream, già segnate dall’abbandono, e cercare per noi. Come lui stesso dice, “cercare per ore, a volte per giorni” per regalarci ritratti immediati quanto veri dell’animale che più di ogni altro sta al centro di polemiche, notizie e (forse) interessi che nulla han fatto se non rendere tutto più incomprensibile e parziale”. Netta, una sua risposta a una nostra precisa domanda: “Qui, l’inquinamento globale sembra non essere arrivato a far danni, la speranza è che la natura si riappropri sempre più velocemente di ciò che è suo”.
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