Esteri

Pace in Ucraina: due vertici, due pesi e due misure. L’Europa annaspa

di Ernesto Ferrante -


Esistono due categorie di vertici: quelli utili e quelli inutili. Nella prima non rientra di diritto quello “informale” a 11 convocato a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron “per le consultazioni tra europei, alla presenza dell’Ue e della Nato, sulla situazione in Ucraina e sulla sicurezza dell’Europa”.

Il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, l’ha definito “l’inizio di un processo, che proseguirà con il coinvolgimento di tutti i partner impegnati per la pace e la sicurezza in Europa”, assicurando che gli Stati membri “svolgeranno un ruolo centrale in questo processo”. Scettica la premier italiana, Giorgia Meloni, la cui presenza era stata messa in dubbio. Meloni è arrivata poco prima delle 17 all’Eliseo.

L’enfasi non manca. A scarseggiare, è piuttosto l’aderenza alla realtà dei fatti, vista la marginalità del ruolo dell’Unione europea, i cui leader si sono illusi di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia, puntando sull’invio di armi a oltranza agli ucraini, per poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano quando il presidente statunitense Donald Trump li ha scavalcati tutti, percorrendo con decisione la strada dei negoziati di pace.

In questi quasi tre anni di guerra, l’Europa ha sborsato 132 miliardi di euro per prolungare le ostilità. Un salasso a cui vanno aggiunti i costi indiretti pagati dai cittadini con i rincari delle bollette e l’aumento dei prezzi di moltissimi prodotti di uso quotidiano.

Il cancelliere tedesco, lo sfiduciato Olaf Scholz, ha fatto sapere di non volere una “pace imposta tramite diktat all’Ucraina”, ribadendo che gli europei continueranno a sostenerla. Qualsiasi dibattito ora sull’invio di peacekeeper è “completamente prematuro” e “altamente inappropriato”, ha proseguito Scholz.

Per il cancelliere, Europa e Stati Uniti devono continuare ad “agire insieme” per garantire la sicurezza collettiva. “Non ci deve essere una divisione della sicurezza e della responsabilità tra Europa e Stati Uniti – ha concluso – La Nato si basa sul fatto che agiamo sempre insieme e condividiamo i rischi. Questo non deve essere messo in discussione”.

Il primo ministro britannico, Keir Starmer ha messo le mani avanti: qualsiasi intesa raggiunta deve essere un “accordo di pace duraturo, non solo una pausa in vista del ritorno di Vladimir Putin”. In una clip pubblicata sul social X, ha fatto riferimento “alla sicurezza” e “alla difesa collettiva dell’Europa”, parlando di “una sfida generazionale”.

Non del tutto inutile, ma sicuramente poco utile è anche l’incontro previsto per oggi in Turchia tra il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e l’omologo turco, Recep Tayyip Erdogan. A comunicarlo è stata la presidenza di Ankara.

Stando a quanto reso noto via X dal responsabile della comunicazione, Fahrettin Altun, i due leader parleranno delle relazioni bilaterali e delle strategie per “rafforzare ulteriormente la cooperazione tra i due Paesi”. Previsto uno “scambio di opinioni sugli ultimi sviluppi in Ucraina e su altre questioni regionali e internazionali”. Anche l’abile Erdogan non è riuscito ad ottenere risultati concreti.

Al summit utile, quello vero in Arabia Saudita, non ci sarà nessun inviato ucraino. Lo ha dichiarato alla Bbc una fonte autorevole del governo. Zelensky sarà nella monarchia del Golfo con la first lady Olena Zelenska, nel quadro di una visita ufficiale “da tempo pianificata”.

Quasi contemporaneamente, a Riad dovrebbero avere inizio i colloqui tra Stati Uniti e Russia, il cui avvio è stato anticipato da vari media statunitensi e russi. La scelta della sede è stata condivisa da Mosca e Washington, ha chiarito in conferenza stampa il portavoce del presidente russo Putin, Dmitry Peskov: “Questa sede è considerata adatta sia per gli americani, sia per i russi. Questa è una decisione congiunta”.

Fonti saudite citate dall’agenzia russa Interfax hanno confermato la presenza, nella delegazione moscovita del numero uno del Fondo per gli investimenti diretti, Kirill Dmitriev. Con lui ci saranno il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, e il Consigliere per la politica estera, Yuri Ushakov. Bloomberg aveva menzionato anche il nome del direttore del Servizio di intelligence estera, Sergei Naryshkin.

Vladimir Putin e Donald Trump vogliono lasciarsi alle spalle le “relazioni anomale” dell’ultimo triennio, dopo l’inizio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina, ha spiegato Lavrov alla vigilia del faccia faccia con il Segretario di Stato americano Marco Rubio. Della squadra a stelle e strisce faranno parte anche l’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale, Michael Waltz.

L’inviato per l’Ucraina del tycoon, Keith Kellogg, giovedì 20 sarà a Kiev. Kellogg ha proposto un “doppio binario” negoziale.

Non accenna a scemare la tensione tra Italia e la Russia. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, durante la trasmissione “Serata con Vladimir Solovyov” sul canale televisivo Rossiya-1, è tornata all’attacco del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, dopo aver bollato come “blasfeme” le sue parole: “Purtroppo, è stata l’Italia il Paese in cui il fascismo ha avuto origine. Questo ci viene detto da una persona che non può non sapere quanti soldati italiani hanno ucciso i nostri nonni e bisnonni sul nostro territorio durante la Seconda guerra mondiale sotto bandiere e slogan nazisti. Su quali basi si dice questo nell’anno dell’ottantesimo anniversario della nostra vittoria?”.


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