Cronaca

Orrore senza fine: strangola la moglie davanti ai due figli

di Ivano Tolettini -


Non si ferma la catena dell’orrore, segnato purtroppo anche in questo ottobre dal sangue dei femminicidi. Dall’inizio dell’anno sono una cinquantina in Italia. “Papà ha ucciso la mamma”, dicono i due figlioletti di 4 e 6 anni ieri mattina per telefono alla zia sgomenta, alla quale mostrano il cadavere della giovane Eleonor di 24 anni, stesa sul letto. Il suo uomo l’ha appena strangolata al culmine di una lite e poi si era recato dalla cognata per raccontarglielo. È stata quest’ultima a videochiamare i nipotini per farsi mostrare il corpo senza vita di Eleonor e quindi a dare subito l’allarme al 112. Pochi minuti dopo una pattuglia dei carabinieri arresta l’operaio agricolo albanese Luzlim Toci, 30 anni, nell’abitazione a San Felice a Cancello, nel Casertano. Lo accompagna in caserma, da dove, dopo l’interrogatorio del Pm, viene accompagnato in carcere per omicidio volontario aggravato. Soltanto pochi giorni fa, a Bari, Giuseppe Lacarpia aveva assassinato la moglie Maria Arcangela Turturo dopo averla chiusa in macchina e averle dato fuoco. È stata la vittima, prima di morire in ospedale per un arresto cardiaco, a informare i sanitari: “Mio marito mi voleva uccidere, mi ha messo le mani alla gola e poi mi ha chiuso nell’auto con le fiamme”. Il compagno, in questo caso, avrebbe inscenato un incidente stradale, ma dopo le parole della donna il presunto omicida è stato fermato dalla polizia e trasferito in prigione per omicidio volontario aggravato. Ma questa tragica lista di donne uccise, in questi ultimi giorni, prosegue anche con la psicoterapeuta 72enne Letizia Girolami, ammazzata nelle campagne di Arezzo a bastonate dall’ex fidanzato della figlia reo confesso, il pachistano Irfan Rana Mohamed, 37 anni, che la vittima aveva continuato ad ospitare con generosità anche dopo che la relazione affettiva si era interrotta.

CECCHETTIN E I MEDIA – “Le strategie di contrasto alla violenza si alimentano anche con una buona informazione, professionale, perché questa è la funzione sociale dei media”. L’ha detto giusto l’altro pomeriggio Gino Cecchettin, presentando a Roma al Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti, la fondazione, che non ha scopo di lucro, intitolata alla figlia “Giulia”. L’informazione, come ha ricordato il presidente Carlo Bartoli, “è un valore alto della democrazia e può molto anche nella battaglia contro la violenza di genere”. Molto più di altri delitti la tragica fine di Giulia ha provocato una vasta reazione mediatica e popolare, a tutti i livelli, perché è la storia della vita normale di una studentessa universitaria alle porte della laurea, identica a quella di tante altre ragazze. “Chissà quanti Filippo si nascondono ancora nelle scuole, tra i ragazzi incapaci di accettare un no – sottolinea Gino Cecchettin- Il libro «Cara Giulia», che ho scritto con l’aiuto di Marco Franzoso, fa parte di un progetto ampio e serve a finanziare la Fondazione che sta crescendo anche con l’aiuto di associazioni e di enti di diritto con cui abbiamo iniziato a collaborare. Giulia era una ragazza che non si risparmiava ad aiutare gli altri, quando è mancata ho pensato che se riuscirò a salvare anche una sola ragazza avrò fatto qualcosa di buono e di utile, mi sono ispirato a lei, a come si sarebbe comportata Giulia”.

“ORA BASTA” – E sul terribile femminicidio della giovane Eleonor, strangolata nella camera davanti agli occhi atterriti dei due figlioletti, di 4 e 6 anni, la deputata Laura Ravetto della Lega, responsabile del dipartimento Pari opportunità del partito, afferma che “è aberrante ed è ora di dire basta a queste tragedie con al centro donne vittime di uomini violenti . Non vogliamo uomini così in libertà, che siano italiani o stranieri. La Lega da tempo sta cercando di arginare questo fenomeno sociale così complesso e pesante. Non possiamo permetterci di accogliere anche tremendi omicidi dall’estero”.


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